– Seguire Maria significa seguire Gesù -

Siamo ormai nel cuore di questo tempo di Quaresima, durante il quale un’attenzione particolare la rivolgiamo a Gesù Crocifisso. Pur stando dinanzi a Gesù Eucaristia, che ci annuncia già la Risurrezione, sappiamo che il passaggio indispensabile, il passaggio necessario è stato quello della croce, non perché Gesù avrebbe dovuto soffrire ma perché Gesù ha voluto prendere su di sé tutti i peccati del mondo e la conseguenza del peccato è la morte e Gesù, avendo preso su di sé tutti i peccati, è morto, ma il Padre lo ha risuscitato e Lui ci ha potuto dare una vita nuova. Ma l’esperienza della morte è sempre un’esperienza dolorosa, è un’esperienza di sofferenza, è un’esperienza anche a volte difficile: non è facile partecipare della crocifissione di Gesù, non è facile per nessuno dire:”Gesù sono con te, Gesù sono con te sulla croce, partecipo alla salvezza dell’umanità”. Colei che invece è riuscita perfettamente in questa partecipazione è la mamma di Gesù; non poteva che essere Lei a non ribellarsi, ma a condividere in pienezza, a soffrire con Lui sotto la croce.

San Pio scriveva:

La Vergine addolorata ci ottenga dal suo santissimo Figliuolo di farci penetrare sempre più nel mistero della croce ed inebriarci con lei dei patimenti di Gesù. La più certa prova dell’amore consiste nel patire per l’amato, e dopo che il Figliuolo di Dio patì per puro amore tanti dolori, non resta alcun dubbio che la croce portata per lui diviene amabile quanto l’amore. (Ep.I,  p.602)

Riflessione:

Maria è maestra di vita ed è anche maestra nel momento del dolore; San Pio ci invita a chiedere a Lei addolorata di farci penetrare sempre più nel mistero della croce e addirittura usa un termine, oserei dire, quasi equivoco, “inebriarci” con Lei dei patimenti di Gesù. Questo inebriarci in realtà sembra dare un’idea di gioia, invece ci si inebria del dolore, cioè il Signore ci rapisce un po’, ci fa un po’ perdere coscienza delle cose, si perde di vista qualcosa per coglierne altre e poi è verissimo     che la prova più sicura dell’amore consiste nel patire per l’amato e Gesù ha patito per ognuno di noi, non resta alcun dubbio. Gesù ha patito per noi, ha sofferto per noi, ci ha dimostrato il suo amore. Quando prendiamo coscienza di questo è come quasi una logica conseguenza che la croce diventi amabile; amare la sofferenza, amare il dolore. Sembra tutto assurdo: questi concetti possono essere compresi solo alla luce di Gesù Eucaristia e solo alla luce dell’amore infinito di Dio. Se avessimo sempre presente l’amore infinito di Dio, tutto sarebbe più comprensibile, non facile, non più semplice, tutto rimane difficilissimo ma è più comprensibile. Questo vogliamo chiedere alla nostra Mamma addolorata, di farci entrare in questo mistero di dolore e di amore, di renderci comprensibili i concetti della sofferenza per amore, di modo che arriveremo anche ad amare il dolore perché significa partecipare con Gesù alla salvezza delle anime.

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Stasera, in modo particolare, condividiamo questa adorazione con la presenza di Maria addolorata, una Maria che poi di certo scoppierà di gioia, ma nel momento della passione di Gesù era lì a condividere il dolore, a lasciarsi trafiggere il cuore, come le era stato annunziato. Maria è colei che c’è sempre, silenziosamente, discretamente, ma c’è sempre. Probabilmente è tanto discreta la sua presenza che a volte non viene nemmeno scritta nei testi sacri, ma sappiamo che non ha mai perso di vista Gesù, fino alla morte e alla morte di croce e allora seguiamo il suo esempio, seguiamo le sue orme. Seguire Maria significa seguire Gesù, perché Maria c’è sempre stata, ovunque Gesù è andato, ha sempre condiviso; ora tocca a noi questa condivisione nei momenti della gioia e nei momenti del dolore, fino alla gloria. Come figli siamo chiamati a questa completa, totale condivisione con Gesù e con Maria.

San Pio scriveva:

Sforziamoci noi pure, come tante anime elette, di tener sempre dietro a questa benedetta madre, di camminare sempre appresso ad ella, non essendovi altra strada che a vita conduce, se non quella battuta dalla Madre nostra. Non ricusiamo questa via, noi che vogliamo giungere al termine. ( Ep.I,p.602)

Riflessione:

Mettiamoci in quella schiera di queste tante anime elette che sono riuscite a stare sempre dietro a questa benedetta madre, hanno sempre seguito le sue orme, i suoi esempi e così percorrevano la strada. La strada che giunge al termine e conosciamo il termine, la strada che giunge alla meta e conosciamo la meta: Gesù eucaristia, Gesù Risorto è la meta, la gloria di Dio è la meta, il paradiso è la meta. Maria ci propone questa esperienza unica, straordinaria, meravigliosa. Vogliamo esserne parte tutti. Ci fa bene, ogni tanto, ascoltare il silenzio di Maria, il silenzio che esprime l’amore infinito di Dio, il silenzio che esprime la sua partecipazione, un silenzio che esprime la grande fede, un silenzio che esprime più di tante parole che potrebbero essere pronunciate.

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San Pio si rivolgeva continuamente alla Madre di Gesù e da Lei attingeva i più preziosi insegnamenti. Maria è colei che per prima viveva secondo la volontà del figlio, continuando a far riecheggiare costantemente nella sua vita il suo eccomi, il suo sì. E’ come se non si fosse mai distratta, non l’ha mai perso di vista, fin dall’annunzio dell’angelo e poi di giorno in giorno fin sotto la croce, ma anche dopo, fino a Pentecoste e chissà ancor dopo quanto altro bene ha potuto donare mentre era su questa terra. Mostrava Gesù, mostrava la volontà del Padre, mostrava la volontà del Figlio.

San Pio scriveva:

La Madre di Gesù e nostra ancora ci ottenga dal Figlio suo la grazia di vivere una vita tutta secondo il cuore di Dio, una vita tutta interiore e tutta nascosta in lui. Ci unisca questa sì cara Madre a Gesù così strettamente da non lasciarci più rapire ed allettare da cosa alcuna di questo basso mondo. Ci tenga sempre dappresso a quell’amabilità infinita, a Gesù, ed allora solamente potremo noi pure dire con san Paolo essere figli di Dio in mezzo ad una nazione depravata e corrotta. (Ep. I, p.606)

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Gesù è venuto proprio per gli uomini e le donne di questa nazione depravata e corrotta e Maria diventa un modello di santità, in queste situazioni. Maria ci aiuta a non distrarci e a non lasciarci attirare troppo dalle cose di questo mondo. Con la sua umiltà ci ridimensiona costantemente, quel suo silenzio ci fa capire il superfluo, quel suo sì ci fa capire la generosità, la disponibilità; quel suo eccomi ci fa capire la presenza che conta davvero. Maria è davvero maestra per la nostra vita e soprattutto per la nostra vita di fede. Maria ci fa comprendere l’amabilità, l’essere amabili. Gesù è l’amabile per eccellenza, poi Maria, ma ognuno di noi è invitato all’amabilità perché quanto più ti rendi amabile, tanto più sarai amato. Ed ora ascoltiamo cosa San Pio raccomanda a coloro che si trovano nei momenti di maggiore difficoltà e di maggior dolore.

San Pio scriveva:

Abbandonati totalmente in balia della divina provvidenza. Rimanetene dunque in tal modo, mio buon figliuolo, fra coteste tenebre ed aridità e ti lascio considerare la santissima Vergine e san Giovanni, i quali essendo ai piedi della croce tra le spaventevoli tenebre, non più ascoltavano nostro Signore, né lo vedevano, ed altro sentimento non avevano, che quello del cordoglio e della tristezza; e quantunque fossero animati dalla fede, esse era anche nelle tenebre, giacché era necessario che partecipassero dell’abbandono di nostro Signore. (Ep.IV,p.445)

Riflessione:

Abbandonarsi totalmente alla divina provvidenza significa partecipare dell’abbandono di nostro Signore, quel grido misterioso di Gesù: ”Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”: è il momento in cui Gesù soffre nella maniera più atroce. In quell’abbandonarsi alla volontà del Padre, ritrova il Padre e nelle sue mani consegnerà il suo spirito. Nel momento più difficile della vita anche noi partecipiamo di questo abbandono per ritrovare il Padre e porci tra le sue braccia, esattamente come Maria più volte ci ha dimostrato.

Tratto dall’ Epistolario I, IV, II edizione anno 1973,1984 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni.

Le riflessioni sono del nostro Parroco don Emilio Lonzi.

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