– Maria, Mamma premurosa -

Ancora una volta ci affidiamo allo sguardo amorevole di Maria. Come costantemente accade, una madre non distoglie mai lo sguardo dai suoi figli e Maria, dal paradiso, non distoglie mai il suo sguardo amorevole verso di noi. Anche quando non è contraccambiata, anche quando è dimenticata, anche quando non è assolutamente considerata, lei continua ad avere questo sguardo di amore.

San Pio scriveva:

Madre mia, come mi sento confuso sì carico di colpe di fronte a te …  Abbi pietà di me; uno sguardo tuo materno mi rialzi, mi purifichi, mi elevi a Dio, elevandomi sul fango della terra, per assorgere a colui che mi creò, mi rigenerò nel santo Battesimo, ridonandomi quella bianca purissima stola dell’innocenza che il peccato d’origine aveva deturpato. Ch’io l’ami, o Madre mia. (Ep. IV, p.860)

Riflessione:

Questo sguardo materno che ci invita a rialzarci, questo sguardo materno che ci ridona fiducia, questo sguardo materno che aiuta a distaccarci dal fango della terra … uno sguardo che ci allontana dal peccato e quindi ci riavvicina a Dio. Quello sguardo materno che non conobbe il peccato partecipa della nostra purificazione. Quel peccato originale di cui lei rimase senza macchia, invita ognuno di noi ad eliminare quella macchia, una macchia che costantemente ci si ripropone, che il battesimo ha eliminato ma il mondo ci ripropone. Quello sguardo che ci rende forti nel dire “ no” nel momento della tentazione, quello sguardo amorevole di Maria non perdiamolo mai di vista. Quello sguardo amorevole di Maria è lo stesso sguardo con il quale Lei guardava Gesù e oggi guarda noi. Il nostro guardare Gesù è un minimo tentativo di imitare il suo sguardo. Lei guarda noi per donarci Gesù; noi guardiamo Gesù per nutrirci di Lui, per comprendere la sua vicinanza, il suo amore. Il guardarsi di Gesù e di Maria di certo era paradiso. Il guardare Gesù è lasciarsi guardare da Maria, è un po’ lasciarsi attirare per poter partecipare anche noi, per quel po’ che si può,  del paradiso.

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San Pio scriveva:

Io ignoro la causa di ciò ed in silenzio adoro e bacio la mano di colui, che mi percuote, sapendo purtroppo che lui stesso è che da una parte mi affanna e dall’altra mi consola. Mi dispiace solo, padre mio, di non aver mezzi sufficienti da poter ringraziare la nostra Vergine Maria, ad intercessione della quale io non dubito affatto di aver ricevuto tanta forza dal Signore, nel sopportare con sincera rassegnazione le tante mortificazioni, alle quali sono andato soggetto di giorno in giorno.  (Ep.I, p.182)

Riflessione:
Questa presenza d’amore che è stata Maria sulla terra, è una presenza d’amore che ha permesso all’amore di incarnarsi. Sono vette davvero irraggiungibili le realtà divine scese sulla terra e così Maria intercede per noi perché questo nostro corpo possa partecipare anch’esso dell’amore di Dio, perché possa rimanere immune dal peccato. Maria ci fa capire che è tutta grazia di Dio l’innocenza, la purezza, la trasparenza dell’anima; è la grazia di Dio che viene accolta e che ci rende simili a Lui. Maria ha dato la carne a Gesù, ma Gesù l’ha resa divina.
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E’ importante conoscere il rapporto tra la sofferenza di San Pio e la presenza materna di Maria. Quanto le è stata di consolazione!

San Pio scriveva:

In certi istanti tale è il fuoco che qui dentro mi divora, che faccio tutti i miei sforzi per allontanarmi da loro, per andare in cerca di acqua ed acqua gelata per gittarmi dentro; ma ahimè!, padre mio, mi accorgo subito di essere io assai infelice, perché allora più che mai sento di non essere libero, le catene che gli occhi miei non vedono, le sento che mi tengono stretto stretto a Gesù ed alla sua diletta Madre; ed in questi istanti che esco il più delle volte in escandescenze; sento che il sangue mi affluisce al cuore e da questo alla testa, sono tentato di gridare loro in viso e chiamare crudele il Figlio e tiranna la Madre. Ma, oh mio Dio! Non sono padrone di me, mi accorgo che sono follie …riflettendo sulla mia vita … non la cambierei mai. Vorrei volare per invitare le creature tutte di amare Gesù, di amare Maria.  (Ep.I,357)

Riflessione:

San Pio tenta di descrivere le più atroci sofferenze , comunicandoci il fatto di perdere addirittura la testa, il senno, in certi istanti, per il dolore, come se non capisse più niente, addirittura al punto di pensare Gesù crudele e tiranna la Madre. Quanto doveva essere forte quella sofferenza da fargli perdere il senno e in questa sofferenza quanto più grande la fede, quanto più grande l’amore con quest’altra immagine davvero stupenda: “Vorrei saper volare per invitare le creature tutte ad amare Gesù e ad amare Maria”. Sembrano dei contrasti impossibili da coniugare e invece San Pio ci dimostra quanto è vicino il dolore più forte all’amore più autentico. Pur perdendo il senno, in certi istanti, per il dolore, è come se ritrovasse il senso più autentico del suo esistere per invitare tutti ad amare Gesù, ad amare Maria.

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Fin da piccoli abbiamo imparato a rivolgerci a Maria. Tra le primissime preghiere, quelle parole dell’angelo sono diventate le nostre parole per pregare.” Prega per noi peccatori”: forse quando ancora non avevamo coscienza del peccato, già dicevamo queste parole, come a prepararci, per non essere poi, arrivando al peccato, impreparati.

San Pio scriveva:

Madre mia purissima, l’anima mia poverissima, tutta ricolma di miserie e di peccati fa appello al tuo amore materno, affinchè nella tua bontà ti degni riversare su di me un poco almeno di quella grazia che si profuse in te, senza restrizione, ma abbondante, piena, dal cuore di Dio e da questa grazia accompagnato mi riesca servire ed amare meno imperfettamente quel Dio che occupò pienamente il tuo cuore e del tuo corpo ne fece il suo tempio fin dal primo istante del tuo immacolato concepimento. (Ep. IV, p.858)

Riflessione:

Da queste parole capiamo quanto la piena di grazia viene invocata perché ci doni un po’ della sua grazia, quando la Madre di Dio ci sia vicina nel considerarci figli, quanto quel cuore immacolato possa comunicare amore ai nostri cuori non sempre limpidi, quanto la perfezione di Maria possa aiutarci nel nostro cammino di perfezione, quanto la sua luce immacolata possa illuminare la nostra vita e renderla più luminosa.

Tratto dall’Epistolario I, IV, II edizione anno 1973, 1984 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni.

Le riflessioni sono del nostro Parroco don Emilio Lonzi.

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