-  Santa Caterina – 21 settembre 2011 omelia su P. Pio di P. Guglielmo Alimonti -

Quello sembrava un giorno come un altro e invece è avvenuta la rivoluzione, proprio perché è passato Gesù. Dice il vangelo:” Mentre andava via”. Gesù era passato e se ne andava; si è voltato e ha detto a Matteo: ” Seguimi! ”. Lui si è alzato e lo ha seguito. Non c’è stato un discorso precedente, una preparazione psicologica, spirituale e Matteo aveva una famiglia, aveva anche un buon mestiere. A volte il Signore fa così, sembra che si catapulti nella vita e crei tutta una situazione nuova, talvolta perfino dolorosa, però se c’è Lui anche il dolore è redento, può cambiare volto, può significare altro e la stessa morte diventa vita. Matteo ha capito così bene il significato di questo dono del Signore che non ci ha pensato tanto. Solo che, come si conveniva ad una persona gentile e compita, si doveva mangiare e poi andarsene e i familiari di Matteo sono stati contenti di mangiare tutti assieme prima di quell’addio e lì avviene la solita storia. I pubblicani amici di Matteo che erano lì erano contenti, ma i farisei e gli altri non erano contenti; criticano il Maestro perché mangia con i peccatori, mangia con i pubblicani. Gesù ha fatto un grande dono a Matteo. Quelli che si presumono amici suoi, ma non condividono la sua scelta sociale,criticano il Maestro. Vedete cosa fa la società? Si spacca quando mette in campo l’orgoglio, si acceca, non ci vede più, non sa ragionare più. Ma voi, cosa pretendete che il Maestro debba chiedere il permesso a spiegarvi prima qual è la volontà di Dio? Noi dobbiamo imparare a credere veramente, non solo alla parola scritta, ma anche alla parola ispirata dalla nostra vita. Se voi fate promemoria dei vostri giorni, mesi, anni passati, ritroverete che tantissime volte il Signore vi ha bussato, vi ha imbucato la lettera: “Fai questo! Non fare così!” E capite che erano tutti gesti d’amore. Quei falsi amici non hanno capito il gesto d’amore di Gesù e comunque Matteo diventa poi l’evangelista che cercherà di fare aprire gli occhi al suo popolo perché capisca che Gesù è quel Messia promesso dai profeti, dai patriarchi. Matteo compie molto bene questa missione, a parte poi, come termina con il sacrificio della propria vita, la testimonianza per Gesù. Questo discorso vale certo per casi straordinari come quello di Matteo, un apostolo che diventa anche evangelista, che dà la vita per il Signore, ma anche per ciascuno di noi. A volte noi ci mettiamo a fare classifiche arbitrarie, diciamo: “Quello è P. Pio, quello è san Francesco, quello è Gesù, ma io non sono niente” e non facciamo niente. Con la scusa che non siamo grandi non facciamo nemmeno le cose piccole. Quante volte io, confessandomi da P. Pio ( lo facevo una volta alla settimana) cercavo in ogni modo di non dimenticare nessuna mancanza, nessun peccato e poi, alla fine, P. Pio aveva sempre qualcosa da tirare fuori che mi era sfuggita. Vedete come i santi, illuminati dal Signore, vedono abbastanza al di là delle nostre limitate misure di capacità osservative; le cose sono come le vede il Signore e allora noi dobbiamo affidarci alla luce di Dio, comprendere, per quanto possibile, ciò che è scritto: non ci sarà un vangelo per ognuno. Per Matteo c’è stato e l’ha scritto lui. Evidentemente non occorre che ognuno di noi scriva il vangelo o che il vangelo sia scritto per ognuno di noi: importante è dire sì quando Gesù passa e dice: ” Vieni e seguimi! ” e non pensate soltanto al distacco dalla terra, al momento di lasciare questo mondo, ma al momento di lasciare un difetto, un’abitudine sbagliata, un’amicizia non utile e così via, tanti progetti di vita che non appartengono al progetto di Dio. Questi piano piano li dobbiamo mettere da parte e allora si verifica il miracolo, allora la vita cambia. C’era una signora a San Giovanni Rotondo, figlia spirituale di P. Pio, molto devota del Padre, che aveva chiesto a P. Pio: ” Prima che io muoia, ti raccomando di prendere sotto la tua protezione mia figlia ”. Lei poi, a casa, ha detto alla figlia: ” Guarda che io ho chiesto a P. Pio di proteggerti, di considerarti sua figlia spirituale come lo sono io ” e la figlia, buona, cara, ha però detto: ”  Mamma, tu sei una cosa ed io sono un’altra. Tu sei una persona buona, di preghiera, di carità; io non sono come te, quindi P. Pio non si prenderà cura di me ”. La notte successiva questa ragazza sogna P. Pio, che era vivente, che stava vicino al suo letto: la guardava, la vigilava, la proteggeva, però era in veste da lutto e lei la mattina si è svegliata ed è andata a Messa. Dopo la Messa è andata a domandare: ” Padre, ma eri tu che stavi vicino a me? ”- “ Certo! Perché, non mi hai riconosciuto? ”- “ E perché eri vestito di nero? ”- “ Fra qualche ora lo saprai. E’ morto il papa (Benedetto XV) ”. Era il 22 gennaio 1922 e la notte era morto il papa, quindi qualche ora dopo si seppe la notizia. In questo modo lei ha avuto la prova che P. Pio veramente si interessava di lei, la proteggeva ed era nello stesso tempo come un ombrello per tutta la Chiesa, per tutta l’umanità, perché la preghiera di P. Pio e il segno di lutto, erano la partecipazione al dolore della Chiesa. Quanto è importante che noi impariamo a capire lo Spirito Santo che alita su ciascuno di noi. Quando nel cenacolo scese lo Spirito Santo c’era la Vergine Maria e c’erano i discepoli, c’erano gli apostoli. Secondo voi, chi di quelli che erano lì avevano più grande amore allo Spirito Santo? Certamente la Madonna, eppure non era Lei quella che aveva bisogno dello Spirito Santo, ma i discepoli e gli apostoli. Ecco che lo Spirito Santo scende sotto forma di lingue di fuoco e da quel momento gli apostoli e i discepoli trovarono il coraggio di annunziare Gesù anche a rischio della propria vita, infatti sono morti quasi tutti martiri, eccetto san Giovanni che fu messo nella caldaia d’olio bollente, ma ci stava come in mezzo all’acqua fresca, allora i pagani, gli idolatri che lo stavano uccidendo hanno capito che c’era un Dio potente che lo proteggeva, allora lo hanno portato sopra un’isola sperduta per non attirarsi addosso i castighi di questo Dio. Figli spirituali di P. Pio, Gruppi di Preghiera di P. Pio, dobbiamo seminare la luce della fede. Dice P. Pio che i Gruppi di Preghiera devono essere vivai di fede e focolai d’amore. La comunità si deve riscaldare, ha bisogno di fuoco. Quel fuoco è dello Spirito Santo che passa per ognuno di noi che si è riempito di Spirito Santo. Quando io stavo vicino a P. Pio pensavo a godermelo, ma, mai sarei stato a immaginare che poi mi sarebbe toccato di girare il mondo per coltivare questa spiritualità di P. Pio: preghiera, carità e sacrificio, immolazione; pensavo a ricevere il suo aiuto, ad essere guidato, illuminato nella mia vita sacerdotale e basta. Poi, invece, lui stesso ha detto: ” No, no, tu farai altro ”- “ Ma io non ce la faccio; che cosa sono capace di fare? ”- “ Fai la parte tua, arriva dove puoi; dove non arrivi tu ci sto io”. Questa è la parola di Gesù. C’è una parte che dobbiamo fare noi: facciamola bene, perché gli anni che il Signore ci concede sono regali. Quando arrivano i compleanni voi dite: ” Tanti auguri! ”. Ma auguri di che? Che continui a vivere, che faccia una vita bella, buona, santa: questo è il motivo di ogni augurio. Allora proprio ora che stiamo celebrando l’anniversario del transito di P. Pio, celebriamo questo evento come un evento di vita e non di morte e affidiamo con tanta umiltà tutto noi stessi a P. Pio. Il papa andava in pellegrinaggio con molti suoi fedeli da Roma a Monte Sant’Angelo, a San Michele, per affidare a San Michele tutta la Chiesa e mentre erano verso Benevento, arrivò la notizia che frate Francesco era morto. Lui, addolorato, accorato, raduna tutti i fedeli e dice: ” Io vi devo dare una notizia dolorosa: un nostro amico non c’è più sulla terra. Frate Francesco è morto, però vi do anche un’altra notizia: adesso abbiamo un santo di più in paradiso. Così è e sia per noi una gioia immensa.

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