- Il Cristiano deve essere presenza d’amore col prossimo -

San  Pio scriveva:

Sappi poi, o figliuola, che la carità ha tre parti: l’amor di Dio, l’affetto a sé stesso e la dilezione del prossimo; e le mie povere istruzioni ti mettono per la strada di praticar tutto questo. Gitta spesso fra il giorno tutto il tuo cuore, il tuo spirito ed il tuo pensiero in Dio con una grande confidenza e digli con il profeta reale: “Signore, io sono tua, salvami”. Non ti trattenere molto a considerare qual sorta di orazione Iddio ti dia, ma segui semplicemente ed umilmente la sua grazia nell’affetto che devi avere per te stessa. (Ep.III,736)

Riflessione:

Queste tre parti dell’amore di Dio devono appartenerci. Quando arriva l’amore di Dio si risponde amando Dio, amando se stessi, amando il prossimo. Amare se stessi significa cercare la salvezza; amare se stessi significa abbandonarsi in  Dio; amare se stessi significa godere della sua grazia.

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L’amore di Dio, l’amore per gli altri, essere presenza d’amore, sembra quasi di dover imitare Gesù Eucaristia, sembra di voler essere un suo riflesso nel mondo. Misurandoci con la perfezione, dovrebbe aumentare la nostra umiltà. E’ difficile ma ci consolano le parole dell’Angelo a Maria:” Nulla è impossibile a Dio”. Così come Gesù si è incarnato ed è arrivato sulla terra per la sua missione di salvezza, ognuno di noi deve essere consapevole di avere una missione in questo mondo. Non è importante riuscire a comprenderla in pienezza, ciò che conta è che ogni giorno ci impegniamo a dire:” Signore, voglio fare la tua volontà ”. I frutti della nostra missione li deve conoscere solo Dio, non noi stessi, per non inorgoglirci e nemmeno le persone che ci circondano. Che tutti possiamo rendere grazie a Dio per quanto ci dona, per quanto, per mezzo nostro, riesce ancora ad operare.

San Pio scriveva:

Tieni bene aperti gli occhi, senza soverchiamente stancarti, sopra le cattive inclinazioni per sradicarle. Non ti spaventare mai di vederti miserabile e ripiena di cattivi umori, pensa al tuo cuore con un gran desiderio di perfezionarlo. Abbi una cura indefessa di dolcemente e caritativamente raddrizzarlo quando egli inciamperà. Sopra tutto affaticati quando puoi per fortificare la parte superiore dell’anima, non trattenendoti nei sentimenti e consolazioni, ma nelle risoluzioni,propositi ed aspirazioni, che la fede, la guida e la ragione ti spireranno…(Ep.III,736)

Riflessione:

Nell’esperienza della fede possiamo trovare risoluzioni, propositi, aspirazioni. San Pio dice che è inutile spaventarci nel vedere le nostre miserie. Quante volte non manifestiamo la gloria di Dio, eppure lo siamo! Siamo davvero un nulla,  siamo quel poco di cenere, quel poco di polvere che però Dio ha voluto vivificare con quel soffio vitale. E’ bello pensare che il nostro respiro è l’anima di Dio, che ha donato a noi la vita e che al termine di questa esistenza terrena essa torna a Dio. Quest’ultimo respiro non è altro che l’alito iniziale che torna a Lui, come se fosse il mezzo di trasporto dell’anima nostra. In quell’ultimo respiro l’anima sale a Dio.

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San Pio scriveva:

Sii buona col prossimo, e non usare gl’impeti di collera; proferisci nelle occorrenze molto spesso queste parole del Maestro.” Io li amo questi prossimi, Padre eterno, poiché tu li ami” (Gv.14,21;16,27) e tu me li hai dati per fratelli, e vuoi che come tu li ami, così io li ami … E non t’impressionare degli scatti d’impazienza che sei solita commettere perché in questi non ci sarà colpa se non quando procedono da volontà riflessa, cioè avvertentemente senza violentarsi per calmarsi. (Ep.III,736)

Riflessione:

Mi sembra davvero un consiglio prezioso; quando non riusciamo ad amare il nostro prossimo, basta ripeterci le parole del Vangelo:” Io li amo, questi prossimi ”. Quando non ci riusciamo col cuore cominciamo a farlo con le labbra, con la mente, nel nome del Vangelo. “ Io li amo questi prossimi, Padre Eterno, poiché Tu li ami. Voglio riuscire ad amarli perché Tu li ami ”. Non è mai semplice entrare nel mistero dell’amore di Dio, dell’amore perfetto, dell’amore universale, dell’amore infinito, dell’amore eterno, ma questa è la nostra sorgente, Lui è il nostro modello. All’amore di Dio dobbiamo attingere e lì dove è più difficile amare, bisogna mettere amore. Nel mondo dilaniato dalla violenza Gesù è venuto ad abitare, Gesù è venuto a mettere amore. Nelle situazioni più avverse Gesù è sempre stato una presenza d’amore. Nei luoghi della violenza e dell’ ingiustizia Gesù è stato presenza d’amore. Nei luoghi dell’ipocrisia e della malvagità Gesù è stato presenza d’amore e chiede a noi di fare lo stesso: in questo mondo essere presenza d’amore, nei luoghi del male essere presenza d’amore, nei luoghi delle invidie e delle gelosie essere presenza d’amore. Ovunque ci troviamo dobbiamo essere questa presenza d’amore e nella difficoltà ripetere le parole:” Io li amo questi prossimi, Padre Eterno, perché Tu li ami ”.

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Ogni esperienza di preghiera non può che essere un’esperienza d’amore, perché è un’esperienza di Dio, è un’esperienza con Dio e, lo sappiamo bene, Dio è  amore. Dio è amore perfetto, Dio è amore infinito, Dio è carità. Per carità s’intende quell’amore totale che ci coinvolge tutti e che vorrebbe tutti trasformarci in Lui, tanto è vero che dal giorno del Battesimo la riceviamo come dono, insieme alla fede e alla speranza: le cosiddette virtù teologali, cioè di Dio.

San Pio scriveva:

La prima virtù di cui ha bisogno l’anima che tende alla perfezione è la carità. In tutte la cose naturali il primo moto di esse, la prima inclinazione, il primo impeto è quello di tendere, è quello di andare al centro: è dessa una legge fisica; lo stesso parimenti avviene nelle cose soprannaturali: il primo moto del nostro cuore è quello di andare a Dio, che altro non è se non amare il suo proprio e vero bene. A buona ragione la carità vien detta dalla scrittura vincolo di perfezione. (Col.3,14) La carità ha per sorelle germane il gaudio e la pace. Il gaudio nasce dal godimento di possedere ciò che si ama. Ora dal momento che l’anima conosce Dio, è spinta naturalmente ad amarlo; se l’anima segue questo suo impulso naturale, che viene eccitato dallo Spirito Santo, ella già ama il supremo Bene. Eccovi che quest’anima fortunata è già in possesso della bella virtù della carità … non è questo un parto della mia mente, è la scrittura che ce lo dice: “ Chi sta nella carità, egli vive in Dio e Dio vive in lui”(Gv.4,16). Che cosa vuol dirci questo passo scritturale “ Chi sta nella carità, egli vive in Dio e Dio vive in lui?” Non denota forse che come l’anima votata a Dio, mediante la carità, ella è tutta di Dio, così Dio per comunicazione è tutto dell’anima ? (Ep.II,201)

Riflessione:

L’anima è tutta di Dio e Dio è tutto dell’anima. Vincolo di perfezione. Sperimentandola si riceve gioia, si riceve pace.

Tratto dall’ Epistolario II, III, II edizione anno 1975, 1977 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni.

Le riflessioni sono del nostro Parroco don Emilio Lonzi

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