– Rapimenti dello spirito -

Dagli scritti di Padre Pio:

Da qualche tempo in qua il pietoso Signore mi ha potentemente aiutato colla sua grazia. Doni assai grandi il Signore Iddio ha fatto all’anima mia; parmi che con tali abbondanti aiuti il mio spirito sia andato migliorando … l’anima posta dal Signore in tale stato, arricchita di tante celesti cognizioni dovrebbe essere più loquace; eppure no, essa è divenuta quasi muta. Non saprei se questo sia un fenomeno che si avvera in me solo. Con termini generici, ed il più delle volte vuoti anche di senso, riesce l’anima ad esprimere qualche particella di ciò che in lei lo sposo dell’anima va operando. Credetelo pure, padre mio, che tutto questo per l’anima non è un lieve tormento. ( Ep.I,462)

Dagli scritti di Padre Pio:

… Accade all’anima quello che accadrebbe ad povero pastorello se venisse introdotto in un gabinetto reale, dove un finimondo di oggetti preziosi vi son collocati e che lui non ha mai visto. Il pastorello, uscito che sarà dal gabinetto reale, avrà certamente dinanzi all’occhio della mente tutti quegli oggetti vari, preziosi e belli, ma non saprà certamente né indicarne il numero, né assegnar loro il vero proprio nome. Egli desidererebbe di parlar con altri di tutto ciò che ha visto … ma vedendo poi che tutti i suoi sforzi non riuscirebbero a farsi intendere, preferisce meglio tacere. Questo è pur quello che suole accadere all’anima mia che per sola bontà è stata elevata a tal grado di orazione. ( Ep.I,462)

Dagli scritti di Padre Pio:

I vocaboli mancano per poter ritrarre anche debolmente quello che in questo stato si passa tra l’anima e Dio. Sono cose, quelle che si vanno operando presentemente, così secrete e così intime, che chi non ne ha fatto un’ esperienza in sé stesso non potrà mai e poi mai formarsene una pallida idea … adesso è Dio stesso quello che immediatamente agisce ed opera nel centro dell’anima senza del ministero dei sensi sia interni che esterni. ( Ep.I,453)

Dagli scritti di Padre Pio:

L’anima in questo stato è felice, perché sente di amare il suo caro Bene e nello stesso tempo sente ancora di esserne da lui amata in un modo molto delicato. Quello che io valgo a dire di questo presente stato si è che la sollecitudine dell’anima non tende ad altro se non a Dio solo, sente che tutto il suo essere è concentrato e raccolto in Dio ed è tale questo concentramento e raccoglimento, che tutte le facoltà per fino nei moti primi primi si portano naturalmente e quasi spontaneamente a Dio ed in lui si slanciano istintivamente. Il più delle volte l’anima in questo stato si occupa di Dio ed opera cose che lo riguardano senza neanche avvedersene che tutto questo lo fa per lui. ( Ep. I,454)

Tratto dall’ Epistolario I, II edizione anno 1973 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni.

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