amore e dolore – Amore e dolore -

Dagli scritti di Padre Pio:

Mi copro il volto di rossore; so benissimo che la croce è il pegno dell’amore, la croce è la caparra di perdono, e l’amore che non è alimentato, nutrito dalla croce, non è vero amore; esso si riduce a fuoco di paglia. Eppure con tale conoscenza questo falso discepolo del Nazareno(…) va in cerca del pietoso cireneo che lo sollevi e lo conforti. Che pregio potrà avere questo mio amore presso Dio? Temo fortemente per questo, che il mio amore per Iddio non sia vero amore… Eppure, padre mio, ho grandissimo desiderio di soffrire per amore di Gesù. E come va poi che alla prova, contro ogni mio volere, si cerca qualche sollievo? Quanta forza e violenza debbo farmi in queste prove per ridurre al silenzio la natura, diciamola così, che reclama altamente di essere consolata. ( Ep.I,571/572)

Riflessione:

“Mi copro il volto di rossore….” Ancora una volta questa esperienza di dolore e di amore, di cui San Pio è davvero maestro. Lui stesso capisce che umanamente, quando c’è un dolore, si cerca la consolazione, ma lui stesso comprende che, quando c’è un dolore, bisogna saperlo considerare espressione di amore. Allora il vero amore è accompagnato anche da questa dimensione di dolore, di offerta. Il vero amore non è mai ribellarsi, lamentarsi, cercare conforto, ma è offerta, l’offerta di sé, è un incontro con un Dio tutto particolare. In fondo Gesù Eucaristia ci ricorda proprio questo: un Dio che si è dato completamente per noi. Se Gesù Eucaristia è sull’altare è perché Dio stesso in Gesù Cristo ha donato se stesso.

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Il Signore ci ha ricolmati del suo amore, di questo dono inestimabile, un dono che spesso non siamo capaci di utilizzare in modo migliore. L’esperienza dell’amore è un’esperienza divina e spesso questa parte divina di noi è messa da parte, dimenticata. Tante volte abbiamo pregato e detto: – Sia fatta la tua volontà, Signore – , ma poi, quando la sua volontà arriva, ci trova ribelli. Scriveva S.Pio:

Iddio, dopo tanti benefici compartitici senza alcun nostro merito, si contenta di un sì tenuissimo dono, qual’è la nostra volontà. Offriamogliela con il medesimo divin Maestro in quella sublimissima preghiera del Pater noster…: “ Sia fatta la volontà tua come in cielo così in terra ”. Offriamo, sì, questa nostra volontà con quel medesimo sentimento con cui il nostro divin Maestro per noi l’offerse al Padre suo. Offriamogliela e sia un’offerta totale e tale ancora sia nella pratica della vita. Non facciamo come quei bambini, i quali avendo dato in dono un gioiello subito o quasi subito pentiti dell’offerta fatta con lagrime ne la richiedono, altrimenti la nostra offerta sarebbe irrisoria.

( Ep. II,341/342)

Riflessione:

Ci capita proprio questo: diciamo sia fatta la tua volontà, ma poi preferiremmo la nostra. Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Ed ecco che la terra dovrebbe essere un riflesso del cielo; dovremmo orientare sempre la nostra volontà ad essere un riflesso della vita celeste. Chiediamo sempre al Signore di comprendere la sua volontà, di esserne i protagonisti,  non rassegnati esecutori.

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L’esperienza del dolore e dell’amore dovrebbe appartenere alla nostra quotidianità. Ogni giorno siamo chiamati ad offrire, ogni giorno è un dono   ma spesso ogni giorno riserva anche qualche difficoltà, qualche delusione, qualche tradimento ed è allora che l’anima si presenta al Signore sofferente. Mentre nel mondo si cerca una giustizia che a volte ha più il sapore della vendetta, l’anima cerca altro, cerca ciò che Dio può darle: questa profonda condivisione con Lui, una storia fatta di passione, morte, ma soprattutto risurrezione. P. Pio scriveva:

Tra la giornata e tra gli affari, il più spesso che puoi, esamina se il tuo amore sia impegnato troppo avanti; se non sia punto disordinato; e se ti tieni sempre per una delle mani di nostro Signore. Se ti trovi soverchiamente imbarazzata, calma la tua anima, e rimettila in riposo; in tempo di pace e di tranquillità moltiplica gli atti di dolcezza, e così avvezzerai in questo santo esercizio il tuo cuore alla mansuetudine. Le piccole tentazioni non combatterle con le dispute e contestazioni, ma sibbene con un semplice ricorso del tuo cuore a Gesù crocifisso, come se per amore andassi a baciare il suo costato ed i suoi piedi. Non ti affannare a fare molte orazioni vocali; e quando preghi e senti il tuo cuore portato all’orazione mentale, lascia che ci vada arditamente. ( Ep.III,672)

Riflessione:

Capita a tutti di essere sempre troppo impegnati, ma forse tutti i nostri impegni sono un po’ un disordine per l’anima nostra e allora è bene tornare spesso in comunione con il Signore. Le tentazioni sono piccoli combattimenti, ma S.Pio ci invita ad esercitare il nostro cuore alla mansuetudine. La mansuetudine è l’opposto dell’arroganza, l’opposto della presunzione,ci allontana l’ira. Dobbiamo guardare Gesù crocifisso per rendere mansueto il nostro cuore. L’immagine che ci propone S. Pio è particolarissima, come se per amore andassi a baciare il suo costato e i suoi piedi.

Tratto dall’ Epistolario I, II, III, II edizione anno 1973, 1975, 1977 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni.

Le riflessioni sono del nostro Parroco don Emilio Lonzi.


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