prigionieri di Gesù – Gesù nostra eredità -

Dagli scritti di Padre Pio:

Finita la messa, mi trattenni con Gesù pel rendimento di grazie. Oh quanto fu soave il colloquio tenuto col paradiso in questa mattina! Fu tale che pur volendomi provare a voler dir tutto non lo potrei; vi furono cose che non possono tradursi in un linguaggio umano, senza perdere il loro senso profondo e celeste. Il cuore di Gesù ed il mio, permettetemi l’espressione, si fusero. Non erano più due cuori che battevano, ma uno solo… Gesù n’era il paradiso, il re. La gioia in me era sì intensa e sì profonda, che più non (mi) potei contenere; le lacrime più deliziose mi inondarono il volto… Viva il divin prigioniero! ( Ep.I ,273)

Dagli scritti di Padre Pio:

Chi è che non si trova bene con Gesù? E qual è quell’anima che pensando a ciò che il divin Maestro asserisce: “ La mia delizia è conversare coi figliuoli degli uomini”, non si sente riempire tutto d’infinita allegrezza? Qual è quell’anima che può essere infelice a cui Gesù si è dato in eredità? O non è forse questo stesso Gesù che forma la delizia degli angioli e l’oggetto unico delle compiacenze del Padre celeste?… Spendiamo tutta la nostra vita in rendimenti di grazia al divin Padre, che nell’eccesso del suo amore per noi mandò questo suo Unigenito e nostro dolcissimo Amante! (Ep.III,98,99)

Dagli scritti di Padre Pio:

O figliuole mie! Quanto è bello il suo volto e dolci i suoi occhi e quanto buona cosa è lo stare accanto a lui sul monte della sua gloria! Ivi dobbiamo collocare i nostri desideri tutti e le nostre affezioni… Io desidero e voi non l’ignorate, il morire e l’amare Iddio: o la morte, o l’amore; giacchè la vita senza questo amore è peggiore della morte. (Ep.III,405/6)

Dagli scritti di Padre Pio:

Ha detto il profeta Isaia: “ Un fanciullo è nato per noi, un figliuolo è stato donato a noi”. Questo fanciullo, è l’amoroso fratello, quello sposo amatissimo delle nostre anime, di cui la sacra sposa dei Cantici, in figura dell’anima fedele, cercava la compagnia… Questo figliuolo è Gesù; e la maniera di baciarlo senza tradirlo, di stringerlo fra le nostre braccia senza imprigionarlo; la maniera di dargli il bacio e l’amplesso di grazia e di amore, che egli aspetta da noi, e ci promette di rendere, si è, dice san Bernardo, il servirlo con vero affetto, di compiere colle sante opere le sue celesti dottrine che professiamo colle parole… e così finiremo nel bacio santo del Signore la vita nostra; bacio ammirabile della degnazione divina, onde non si avvicina, al dire di san Bernardo volto a volto, bocca a bocca, ma il creatore colla creatura, l’uomo con Dio reciprocamente si uniscono per l’intiera eternità. (Ep.II,488/9)

Tratto dall’ Epistolario I, II, III, II edizione anno 1973, 1975, 1977 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni.



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