maria addolorata – Maria Addolorata -

Dagli scritti di Padre Pio:

Quanto è dolce, padre, il nome croce!; qui, appiè della croce di Gesù, le anime si rivestono di luce, s’infiammano di amore; qui mettono le ali per elevarsi ai voli più eccelsi. Sia dessa croce anche  per noi sempre il letto del nostro riposo, la scuola di perfezione, l’amata nostra eredità. A tal fine badiamo di non separare la croce dall’amore a Gesù: altrimenti quella senza di questo diverrebbe un peso insopportabile alla nostra debolezza.    (Ep.I,602)

Riflessione:

E’ vero, quando noi ci avviciniamo alla croce, godiamo i meriti che da essa sono stati generati e quindi la luce che la croce emana, ma soprattutto l’amore che la croce dimostra. Ma dobbiamo stare attenti, perché non dobbiamo godere solo dei meriti della croce; a volte siamo chiamati anche a condividere la croce, a condividere il dolore, ed è lì che il Signore ci vuole disponibili, non ribelli, non lamentevoli. Bisogna unire il dolore all’amore: è l’unico modo per comprendere il Signore, è l’unico modo per amarlo davvero,è l’unico modo per dire autenticamente: “Credo”. Non possiamo essere con quelli che credono solo perché il Signore fa grandi cose; dobbiamo dire:”Credo”, perché il Signore ci fa comprendere questa unione tutta particolare tra il dolore e l’amore. Senza questo concetto di amore tutto diventerebbe insopportabile -così dice San Pio- insopportabile alla nostra debolezza.

Dagli scritti di Padre Pio:

Rammentati di ciò che avveniva nel cuore della nostra celeste Madre appiè della croce. Ella per l’esuberanza del dolore rimase impietrita dinanzi al Figlio crocifisso, ma non puoi dire che ne fosse abbandonata. Anzi meglio l’amò di allora che soffriva e non poteva neppur piangere? Dunque consolati, mia carissima figliuola, e rassegnati a veder scendere la notte senza intimorirti.  (Ep.III,189)

Riflessione:

E’ bella questa idea di Maria che in quel grande dolore non fu abbandonata, anzi, Gesù stesso dalla croce si preoccupò per Lei. Le situazioni di maggiore emarginazione, ai tempi di Gesù, erano quelle di essere orfani o di essere vedove. Affidando Giovanni a Maria e Maria a Giovanni, Gesù evitò la solitudine e l’emarginazione di Maria come vedova ed evitò la condizione di orfano a Giovanni; gli diede una madre, ma in questo gesto è contenuto il pensiero per ognuno di noi; nessuno di noi è orfano perché per ognuno di noi c’è la madre celeste, per ogni battezzato che è figlio di Dio c’è questa madre. Abbiamo il Padre, Dio Padre, e abbiamo una madre, Maria; per l’eternità non saremo mai orfani, mai emarginati, mai abbandonati. Che attenzione speciale per noi! Ma proprio da quella croce, proprio in quel momento di dolore terribile. Quando siamo nel dolore noi troviamo tutte le giustificazioni alle nostre azioni e reazioni certamente poco conformi alla volontà di Dio. Gesù ci fa capire invece che in quei momenti così pratici, in cui tutto solitamente poteva essere giustificato, mostra amore, amore per tutti, amore infinito, amore per tutti i suoi figli, o meglio, per tutti i suoi fratelli, amore per tutti i figli di Dio, amore per sua madre, amore per tutti gli infedeli, i pagani, amore per tutti. Chi guarda Gesù crocifisso con fede non avrà mai la morte.

Dagli scritti di Padre Pio:

Iddio vuole che noi siamo interamente suoi, perciò nessuna cosa ti ritenga per abbandonarti totalmente in balìa della sua provvidenza. Rimaniamoci dunque in tal modo, mia diletta figliuola, fra le tenebre della passione del maestro. Dico fra queste tenebre; giacchè ti lascio considerare la santissima Vergine e san Giovanni, i quali essendo ai piedi della croce fra le spaventevoli tenebre, non più ascoltavano nostro Signore, né lo vedevano, ed altro sentimento non avevano che quello del cordoglio e della tristezza; quantunque fossero animati dalla fede, essa era anche nelle tenebre, giacchè era necessario, che partecipassero dell’abbandono di nostro Signore. (Ep.III,423)

Riflessione:

Da questo scritto viene fuori l’umanità di chi si abbandona al mistero, ma non si sente abbandonato dal mistero; un conto è abbandonarsi, un conto è sentirsi abbandonati. Sono due cose ben diverse. Quando ci si abbandona al Signore in realtà ci si affida e quindi, quando nelle tenebre ci abbandoniamo a Lui, in realtà  vediamo la luce, in realtà veniamo illuminati da quel mistero di salvezza. Penso che nella vita tante volte possiamo trovarci in condizioni che potremmo dire:”Signore, sono qui; partecipe della tua sofferenza; mi voglio mettere ai piedi della tua croce per poter raccogliere i frutti di quest’albero salvifico”. Ecco come ci si comporta nel momento del dolore: ”Signore mi metto ai piedi della croce per raccogliere i frutti” dal tuo albero santo. Non è un caso che la croce viene considerata un albero, un albero con frutti di salvezza, tutti frutti da cogliere, tutti frutti preparati per noi. Penso che pur meditando tutti i giorni ore e ore, sarà difficile arrivare alla comprensione totale di questo amore infinito di Dio che ci si propone e si ripropone costantemente e che tante volte la nostra cecità, la nostra assurdità, la nostra indifferenza, la nostra presunzione non ci rendono partecipi di comprendere.

Dagli scritti di Padre Pio:

La santissima Vergine ci ottenga l’amore alla croce, ai patimenti, ai dolori ed ella che fu la prima a praticare il vangelo in tutta la sua perfezione, in tutta la sua severità, anche prima che fosse pubblicato, ottenga a noi pure e dessa stessa dia a noi la spinta di venire immediatamente a lei d’appresso. Sforziamoci noi pure, come tante anime elette, di tener sempre dietro a questa benedetta Madre, di camminare sempre appresso ad ella, non essendovi altra strada che a vita conduce, se non quella battuta dalla Madre nostra: non ricusiamo questa via, noi che vogliamo giungere al termine.  (Ep.I, 602)

Riflessione:

Capiamo ancora che questa via è una via di salvezza, che occorre l’amore alla croce, ai patimenti e ai dolori, che praticare il vangelo in tutta la sua perfezione comporta anche quella dimensione di sacrificio, di dolore, di totale offerta di sé. Camminare sulle orme di Maria significa innanzitutto seguire Gesù e significa anche salire sul Golgota e a volte anche se non si sale sulla croce ma si sta ai suoi piedi, la sofferenza è grande e straziante; quando si ha  la fede   capiamo, anche in questa situazione,   la dimensione infinita dell’amore.

Tratto dall’ Epistolario I e III, II edizione anno 1973 e 1977 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni.

Le riflessioni sono del nostro parroco don Emilio Lonzi

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