– Gesù, mistero di fede -

Dagli scritti di Padre Pio:

Considera, anima mia, come i tre sapienti re, tutti dediti ai loro studi astronomici, veggono apparire nel cielo una nuova stella, ammirano nel nuovo astro una luce nuova e misteriosa insieme. Istruiti già che l’apparire di un nuovo astro sarebbe stato ad essi nunzio della venuta dell’atteso messia sulla terra, una luce ben più splendente e meravigliosa illumina le loro menti, il lavorìo interiore della grazia li muove ed infervora, pronti dunque alla divina chiamata, abbandonano tutto: la comodità dei loro palazzi ed affrontano un viaggio lungo, disastroso ed incerto; in una stagione non fra le migliori corrono in cerca di colui che li chiama per manifestarsi ad essi, per adorarlo, per presentargli gli onori a supremo re del cielo e dell’universo tutto.

Dagli scritti di Padre Pio:

La stella, simbolo della fede, li muove e li guida verso colui che li chiama interiormente con l’impulso della grazia, perché nessuno può andare a lui se non da lui attratto. Gesù chiama poveri e semplici pastori per mezzo degli angioli per manifestarsi ad essi. Chiama i sapienti per mezzo della stessa loro scienza e tutti, mossi dall’interiore influsso della sua grazia, corrono a lui per adorarlo. Chiama tutti noi con le sue divine ispirazioni e si comunica a noi con la sua grazia. Quante volte egli ha amorosamente invitato anche noi? E noi con quale prontezza gli abbiamo corrisposto? Mio Dio, mi arrossisco e mi sento ripieno di confusione nel dover rispondere a sì fatta interrogazione!

Dagli scritti di Padre Pio:

Ma cosa è l’uomo, perché tu ti prenda tanta cura? Tu lasci la tua celeste reggia per venire in cerca della traviata pecorella… Hai tu forse bisogno di essa per essere pienamente felice nel tuo Paradiso? No, è la tua sola bontà che ti piega verso di essa, è il tuo amore, che ama spandersi e conquistarla per renderla felice di quella felicità di cui tu ne sei ripieno.

Dagli scritti di Padre Pio:

O Gesù, noi siamo un brutto nulla, e tu ci cerchi proprio per questo: per darci l’essere tuo divino, mediante l’operazione e la comunicazione della tua grazia. O Gesù, e chi potrà resisterti? Lascia che povero, quale io mi sono, ti chiegga tutto quello mi bisogna per piacere a te, che sia di te, che dia gusto a te. Dammi e conservami quella fede viva che mi faccia credere ed operare per tuo solo amore. E questo è il primo dono che ti presento ed unito ai santi magi, ai tuoi piedi prostrato, ti confesso senza alcun umano rispetto dinanzi al mondo intiero per vero ed unico nostro Dio.

Tratto dall’Epistolario IV, II edizione anno 1984 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni

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