- Rassegnati nel Signore -

Spesso stare davanti a Gesù Eucaristia è un’esperienza di pace, di pace intima e profonda, quella pace che non si riesce a spiegare con le parole, quella pace che solo Dio sa donare, anche quando i nostri cuori sono in pena .“ Venite a me che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò ”, dice Gesù. Vedete come la mano di Dio si apre verso di noi e ci invita a stringerla per lasciarci poi portare con sé. Questo dà pace.

San Pio scriveva:

… Vivete in pace con istesso, sapendo che il vostro avvenire è disposto da Dio con ammirabile bontà pel vostro bene: a voi no rimane che rassegnarvi a ciò che Dio vorrà disporre di voi e benedire quella mano che alcune volte sembra respingervi, ma che in realtà la mano di questo sì tenerissimo Padre non respinge mai, sibbene chiama, abbraccia, carezza e se tal volta percuote, ricordiamoci che questa è sempre la mano di un padre. ( Ep. IV, p.198)

Riflessione:

E’ proprio bello pensare a questa mano di Dio che chiama, che abbraccia, che accarezza, che non respinge mai e apparentemente a volte percuote, ma è sempre amore, amore ardente, amore purissimo. Mentre guardiamo Gesù Eucaristia, pensiamo che la stessa Eucaristia è questa mano del Padre tesa sulla terra, che si è manifestata in Gesù.

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Queste braccia tese di Dio verso di noi, questa mano tesa, questo Gesù in mezzo a noi che ci congiunge al Padre, è un’autentica esperienza d’amore. E’ l’amore che può essere notato anche tra di noi, ma le nostre esperienze d’amore dovrebbero essere il riflesso del suo amore, nell’amore coniugale, nell’amore filiale, nell’amore genitoriale, nell’amore fraterno.

San Pio scriveva:

Il desiderio di amare, in divino, è amore. E se è amore, come l’è in realtà, che l’ha messa nei nostri cuori questa brama di amare il Signore? Siamo noi forse sufficienti a formare un sol desiderio santo senza la grazia? Certo che no. Questo ce lo insegna la fede. Se in un’anima non ci fosse altro che la brama di amare il suo Dio, già c’è tutto, c’è Dio stesso, perché Dio non è dove non c’è il desiderio del suo amore. (Ep.III,p.555)

Riflessione:

E’ proprio bello pensare che in ogni desiderio di amore c’è la presenza di Dio. Forse noi siamo più abituati a dire che in ogni atto di amore c’è la presenza di Dio, ma anche in ogni desiderio di amore c’è questa presenza di Dio: e’ un segno della sua grazia, è un segno della sua presenza, un segno di un cammino. Questo ce lo insegna la fede. Se in un’anima ci fosse solo la bramosia dell’amore di Dio, ci sarebbe già tutto: questo dice la fede, quella fede di cui spesso si è alla ricerca, quella fede che si è trovata o che qualcuno non è ancora riuscito a trovare, quella fede che molti rifiutano, perché apparentemente non dà nulla.

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Questa esperienza del suo amore, questa meravigliosa esperienza, possiamo dire che può determinare la qualità della nostra vita. Certo, il mondo difficilmente comprende tutto questo. Per il mondo la qualità della vita è data dal denaro, dai posti più importanti, dal prestigio. Gesù ci ha fatto capire che la qualità della vita è proprio l’esperienza dell’amore. L’esperienza dell’amore è ciò che di bello può riservarci questa nostra vita. Questi anni che passano, questo tempo è come se fosse un susseguirsi di occasioni per poter amare.

San Pio scriveva:

Siate … tutte rassegnate nelle mani di nostro Signore, donandogli il rimanente degli anni vostri e supplicatelo sempre ad impiegarli a servirsene in quella sorte di vita che a lui piacerà; … e vedrete che Dio vi aiuterà, e che farete assai, così nell’eleggere che nell’eseguire. ( Ep.III,p.569)

Riflessione:

Nel linguaggio antico la rassegnazione non è l’arrendersi perché non ci si può fare niente, ma è il consegnarsi nelle mani di Dio, l’offrirsi, il porsi. E’, in realtà, il dono di sé. San Pio ci invita a donare i nostri animi, cioè a donare il nostro tempo che passa, affinché Lui possa impiegarlo e servirsene come più gli piacerà. Quest’esperienza ci renderà consapevoli dell’aiuto di Dio. Si diventa capaci di discernere, di scegliere e di fare. Rendiamoci conto che per effetto dell’amore nella nostra vita, veniamo elevati a dignità superiore. Manifestiamo più il divino che l’umano! Tutto ciò che il battesimo ha posto in  noi, può essere messo chiaramente in evidenza, può essere manifestato  nel consegnarsi, nel donarsi, nel riporre in Lui la nostra fiducia, perché anche questo è amore, è amore grande.

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San Pio scriveva:

… Poniamo i nostri cuori in Dio solo, per non più riprenderli. Egli è la nostra pace, la nostra consolazione e la nostra gloria; e facciamo ogni sforzo per unirci maggiormente a questo dolcissimo Salvatore, affinché possiamo produrre buoni frutti per la vita eterna. Non dobbiamo stimarci forse felici di poter innestare i nostri ceppi su quello del Salvatore, il quale è innestato sulla divinità? Poiché questa essenza sovrana è la radice dell’albero, del quale siamo rami e le nostre buone opere ne sono i frutti … non cessiamo di riporre i nostri cuori in Dio; lasciamolo dunque agire a suo piacimento. (Ep. III, p.702)

Quest’ultimo scritto don Emilio lo ha voluto solo leggere con attenzione perché non aveva bisogno di commento, ma di silenzio e meditazione.


Tratto dall’Epistolario III, IV, II edizione anno 1977, 1984 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni

Le riflessioni sono del nostro Parroco don Emilio Lonzi.

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