– Porsi alla presenza di Dio nell’orazione -

San Pio scriveva:

… La prima (ragione)per rendere a Dio l’onore e l’ossequio che gli dobbiamo, e ciò può farsi senza che egli parli a noi né noi a lui, perché quest’obbligo si adempie riconoscendo che egli è il nostro Dio e noi suoi vili creature, che stiamo prostrate col nostro spirito avanti (al) di lui cospetto e senza che lui ci parli … se puoi parlare al Signore, parlagli, lodalo, pregalo, ascoltalo; se non puoi parlare per essere rozza, non ti dispiacere. (Ep.III,p.981)

Riflessione:

E’ proprio vero: a volte il tempo della preghiera è un tempo senza parole. Le parole spesso sovrabbondano, fin troppo numerose. Davanti a Dio possiamo anche non usare parole, ma possiamo far sì che questo tempo sia un cuore a cuore, in cui non c’è bisogno di dire, ma solo di vivere e allora, senza parole, proviamo a contemplare il mistero della sua presenza e a goderne pienamente, per la preziosità di ciò che esso significa.

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San Pio scriveva:

La seconda ragione per la quale uno si pone alla presenza di Dio nell’orazione è per parlargli e sentire la sua voce per mezzo delle sue ispirazioni ed illuminazioni interne, ed ordinariamente questo si fa con un grandissimo gusto, perché è una grazia segnalata per noi il parlare ad un Signore così grande, il quale, quando risponde, spande sopra di noi mille balsami ed unguenti preziosi che recano una grande soavità all’anima, ascoltando i suoi comandi. (Ep.III,p.982)

Riflessione:

E’ proprio importante capire che nella preghiera di orazione, di meditazione, oserei dire di contemplazione del mistero della presenza di Dio , c’è un ascoltare. Come si ascolta il Dio che parla? Padre Pio parla di “ ispirazioni, ed illuminazioni interne ”. E questo si fa con un grandissimo gusto. Ci sono dei pensieri, ci sono delle idee, ci sono delle cose che vengono in mente in questi momenti: sono le sue ispirazioni. Gesù è illuminazione. E quanto più queste ispirazioni ci danno gusto, tanto più capiamo che vengono da Dio. Che grande grazia, che opportunità straordinaria entra nella nostra ordinarietà, nella nostra quotidianità! San Pio paragona questa esperienza ad un balsamo, ad unguenti preziosi che arrecano grande soavità all’anima.

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San Pio scriveva:

Quanti cortigiani ci sono che vengono e vanno cento volte alla presenza del re non per parlargli o per ascoltarlo, ma semplicemente per essere veduti da lui e con quella assiduità farsi conoscere per suoi veri servi? Questo modo di stare alla presenza di Dio solamente per protestare con la nostra volontà di riconoscerci per suoi servi, è santissimo, eccellentissimo, purissimo e di grandissima perfezione. Egli parlerà con te, farà cento passeggiate in tua compagnia per i viali del suo giardino d’orazione, e quando ciò non avvenisse mai, il che sia detto per impossibile perché a questo Padre sì tenero non gli reggerà il cuore di vedere la sua creatura in perpetua fluttuazione, contentati, perché l’obbligo nostro è di seguirlo, considerando che onore e grazia troppo grande (è) per noi che egli ci tolleri alla sua presenza. (Ep. III,982/983)

manca la riflessione

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San Pio scriveva:

Quando dunque tu ti troverai appresso Dio nell’orazione, considera la sua verità, parlagli, se puoi, e se non puoi, fermati lì, fatti vedere, e non ti pigliare altro fastidio… (Ep.III,p.983) umiliati sempre ed amorosamente avanti a Dio ed agli uomini, perché Iddio parla a chi veramente tiene il suo cuore umile dinanzi a lui e l’arricchisce dei suoi doni. (Ep.III,p.980)

Riflessione:

Ancora una volta San Pio insiste sul dire o non dire, sul parlare e tacere, ma insiste anche sull’atteggiamento dell’umiltà , sempre ed amorosamente davanti a Dio e agli uomini, perché Dio parla veramente a chi tiene il suo cuore umile. E’ nell’umiltà che ci si arricchisce dei doni di Dio. Non è di facile comprensione tutto questo, ma è questo il suo messaggio. Gesù , nel momento del suo sacrificio supremo, ha mostrato totalmente l’umiltà, con quel silenzio, con quell’accettazione e allora ci invita a fare lo stesso. I santi hanno ben compreso questa dimensione dell’umiltà  e la loro santità si è sempre manifestata soprattutto in questa dimensione di essere umili ed è proprio vero che quanto maggiormente umili si è , tanto maggiormente si è grandi davanti a Dio. I santi li definiamo giganti della fede, ma più sono stati giganti e più hanno manifestato umiltà, nascondimento. Poniamoci a questa scuola di preghiera, iniziando proprio con l’atteggiamento dell’ umiltà , dove capiamo  che tutto è dono e sono ben pochi i nostri meriti.  E’ Dio che ci eleva, è Dio che ci santifica, è Dio che ci insegna a pregare e spesso è Lui che prega in noi e quando noi preghiamo non facciamo altro che dare voce alla sua presenza presso di noi, una presenza orante, che ci divinizza addirittura.

Tratto dall’Epistolario III, II edizione anno 1977 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni.

Le riflessioni sono del nostro Parroco don Emilio Lonzi.

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