Pietrelcina … sulle orme di Padre Pio

a Pietrelcina si viene

per sentire più da vicino

la bontà del cuore di Padre Pio,

per capire meglio

la grandezza della sua missione.

Padre Guglielmo Alimonti ofm capp

Pietrelcina, adagiata sul pendio dell’arica collina, riposi tranquilla.

Nel silenzio fecondo di secoli la divina provvidenza ti ha preparata al grande evento.

Ormai tutto il mondo sa.

Tu hai generato un uomo che porta nel cuore la ferita dell’amore e nelle carni le stimmate di Gesù.

E mentre da tutta la terra tu sei ammirata e benedetta, noi torniamo assiduamente sotto il tuo cielo per godere lo spettacolo dei

peschi e dei mandorli in fiore e le lunghe distese dei rossi papaveri, e nel pieno dell’estate, i tuoi campi biondeggianti di messi.

Padre Pio chiama. Tu accogli.



Pietrelcina

Pietrelcina è il paese natale di Padre Pio. Anticamente Pietrelcina si chiamava  ” Preta Pucina “, perché durante gli scavi delle fondamenta della chiesa baronale, venne alla luce una pietra sulla quale c’era, abbozzata dalla scalpello, una chioccia con i pulcini. Pietrelcina, come nucleo abitato, ha avuto origine da un castello edificato sopra grossi macigni, circondato da mura nella parte superiore, con due porte, l’una a settentrione e l’altra a mezzogiorno, un grosso sasso inaccessibile a oriente, di cui presentemente si scorge soltanto qualche rudere, perché raso al suolo dal terremoto del 1688, insieme con la chiesetta dentro il castello, dedicata a Sant’Angelo, cioè a San Michele Arcangelo. L’esistenza dell’antica chiesetta di Sant’Angelo fa supporre che Pietrelcina risalga al periodo longobardo – normanno, perché era proprio di questi popoli il costruire nei loro castelli chiese o cappelle in onore di San Michele Arcangelo, che essi veneravano come loro speciale patrono. E’ notizia certa che il paese esisteva già nel 1100 ed il “Castrum” (fortezza abitata da militari e civili) mano a mano si è allargato oltre le mura. Attraverso i secoli, si nota un’altalena demografica, causata da terremoti, guerre, epidemie e, negli ultimi tempi, dall’emigrazione.

A. Da Ripabottoni

( “Dietro le sue orme”, pp.13-14 )

CONVENTO E CHIESA

” Sacra Famiglia “

All’ingresso del paese c’è il convento e la chiesa dei cappuccini dedicata alla ” Sacra Famiglia “   ( titolo scelto da Padre Pio ) con il seminario serafico.

Un testimone oculare racconta: ” Una sera dell’anno 1909 in una delle solite passeggiate serotine, attorniato da seminaristi e da un giovane cappuccino, l’arciprete Don Salvatore Pannullo ci fece fermare improvvisamente e ci invitò a zittire e a sentire quello che diceva di sentire Forgione. Sentiva un coro di Angeli che cantavano e delle campane che suonavano a distesa da un luogo non lontano da noi, ed indicava col braccio e con la mano tesa verso il lato destro della strada. Noi tutti non udivamo nulla ed il silenzio fu rotto dallo scroscio delle nostre risate “. Il suono della campana a distesa arriva ora alle vallate e sale le colline e ricorda che un giovane cappuccino l’aveva già sentito tanti anni prima che sorgessero il caonvento e la chiesa.

L. Da Prata – A. Da Ripabottoni

( ” Beata te, Pietrelcina ” p.49 )

Convento Serafico – Monumento a Padre Pio

Nel centro del giardino c’è un monumento bronzeo: Padre Pio con tre fratini. E’ opera del Professor Danilo Andreose di Bassano del Grappa. Fu inaugurata il 6 settembre 1971. I lavori del convento iniziarono nel 1926 e furono finanziati dalla signorina Maria Pyle, americana convertita al cattolicesimo e ritiratasi a San Giovanni Rotondo. L’entusiasmo dei pietrelcinesi fu unanime. Essi portarono ” in trionfo ” nel cantiere del nuovo convento le pietre della diroccata chiesa dedicata alle anime del Purgatorio. A sera, queste pietre formavano un bel monticello e restare immobile per circa mezz’ora. Poi lentamente s’innalzò e sparì. La prima pietra per la costruzione del convento fu benedetta dal Cardinal Luigi lavitrano, Arcivescovo di Benevento, il 13 giugno 1926. Su di essa era incisa l’immagine di San Michele, che trafigge l’angelo ribelle. Vari ostacoli ne ritardarono il completamento e l’apertura ufficiale fino al 1947. Nel frattempo, Padre Pio esortava: ” Non ci perdiamo di coraggio “. Arriverà l’ora di Dio; preghiamo e soffriamo ancora “.

P. Agostino da S. Marco in Lamis

( ” Diario “, ed 75, p. 129 )


Il 24 maggio 1928 fu posta la prima pietra per la chiesa dallo stesso Cardinal Luigi Lavitrano. I lavori furono portati a termine da Angelo Lupi, di Pescara, il costruttore della ” Casa Sollievo della Sofferenza “. Provvidenziale fu la scoperta di una ricaa vena d’acqua, immediatamente utilizzata.


Pietrelcina – Chiesa Sacra Famiglia -

All’interno della chiesa conventuale della ” Sacra Famiglia ” è venerata l’unica reliquia ossea di san Pio.

- Reliquia ossea di san Pio -

Nel museo del Convento dei Frati Cappuccini, attiguo alla chiesa, in un artistico reliquiario spicca la “Camicia della flagellazione”:

” Su quella stoffa vedi chiaramente il sangue

a larghe macchie e lunghe strisce, che vanno

dalle spalle sino ai fianchi ed altrettanto fitte

sopra il petto, e insieme al sangue,

tracce di sudore …

E’ l’evidente scelta per salvare i peccatori a prezzo della vita.

Insieme a Cristo, vittima, trionfa “.

( P. Guglielmo Alimonti, Pietrelcina non sei più piccola, p.193 )

La camicia della flagellazione -

Croce e Delizia

Dall’ Epistolario di Padre Pio: ” Gesù mi dice che nell’amore è Lui che diletta me; nei dolori invece sono io che diletto Lui. Ora desiderare la salute sarebbe andare in cerca di gioie per me e non cercare di sollevare Gesù. Sì, io amo la croce, la croce sola, l’amo perché la vedo sempre sulle spalle di Gesù … Gesù quando vuol darmi a conoscere che mi ama, mi dà a gustare della sua passione le piaghe, le spine, le angosce … Quando vuol farmi godere, mi riempie il cuore di quello spirito che è tutto fuoco, mi parla delle sue delizie ma quando vuole essere dilettato Lui, mi parla dei suoi dolori, m’invita, con voce insieme di preghiera e di comando, ad apporre il mio corpo per alleggerirgli le pene “.  ( Padre Pio, Ep. I, p.335 )

A Padre Agostino, che gli ha chiesto di rispondere in nome della santa obbedienza ad alcune domande, Padre Pio scrive: ” La terza ed ultima vostra dimanda si è se il Signore l’abbia fatto provare, e quante volte, la sua coronazione di spine e la sua flagellazione. La risposta anche a quest’ultima dimanda deve essere … affermativa; circa il numero non saprei determinarlo, solo quello che

valgo a dirne si è che quest’anima sono vari anni che ciò patisce e quasi una volta per settimana “. ( Ep. I, p.669 )


- Chiesa Parrocchiale ” Santa Maria degli Angeli “

Chiesa Parrocchiale

” Santa Maria degli Angeli “

Percorrendo il ” Corso Padre Pio “, si arriva al Municipio, su cui spicca lo stemma del paese: un serpe attorcigliato al tronco di un elce radicato in un sasso, ed il sole in campo azzurro. Proseguendo, si raggiunge la chiesa madre, con il campanile dal caratteristico gallo in cima. E’ l’attuale chiesa parrocchiale, che anticamente si chiamava ” Santissima Annunziata “. In seguito venne dedicata a Santa Maria degli Angeli. Fu consacrata dal Cardinal Orsini il 21 ottobre 1701 e custodisce la statua della Madonna della Libera, che Padre Pio chiamava: ” La Madonnella nostra “. In questa chiesa Fra Pio, diacono, iniziò il suo apostolato amministrando il primo battesimo, il 18 gennaio 1910. Qui Padre Pio celebrava ordinariamente la Messa “troppo lunga” per i pucinari che dovevano recarsi al lavoro.


” Vorrei una voce sì forte … “

Il 1° maggio 1912 scrive a Padre Agostino: ” Povera mammina, quanto bene mi vuole … L’ho constatato di bel nuovo allo spuntare di questo bel mese. Con quanta cura mi ha Ella accompagnato all’altare questa mattina. Mi è sembrato ch’Ella non avesse altro a pensare se non a me solo col riempirmi il cuore tutto di santi affetti. Un fuoco misterioso sentivo dalla parte del cuore, che non ho potuto capire. Sentivo il bisogno di applicarvi del ghiaccio per estinguere questo fuoco, che mi va consumando. Vorrei avere una voce sì forte per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna. Ma poiché ciò non è in mio potere, ho pregato e pregherò il mio Angiolino a compiere per me questo ufficio “. ( Ep. I, pp.276-277 )


” Il ringraziamento “

Nel coretto dietro l’altare maggiore, Padre Pio continuava i suoi interminabili raccoglimenti. Don Salvatore lo sapeva e spesso chiudeva la chiesa, lasciandolo lì dentro. Una volta il sacrestano, vedendolo così assorto e disteso a terra, si spaventò, pensando che Padre Pio fosse morto. Don Salvatore lo tranquillizzò:

” Oh, non temere, caro, torna lì, e, senza fare

strepito, lo guardi. Se sta disteso ancora come

hai detto, tu chiudi pur la chiesa e torna a casa,

ma senza dire nulla a chicchessia “.

Il sacrestano torna sui suoi passi, tranquillizzato, si,

ma non convinto.

- E se lo dice lui, che ci vuoi fare ?

Io non capisco niente, … quello è morto ! -

Comprende anch’egli infine e si rallegra “.

( P. Guglielmo Alimonti, Pietrelcina non sei più piccola, p.191 )

– Chiesa Parrocchiale ” Santa Maria degli Angeli ” – Altare Maggiore

Madonnella Nostra

Un fanciullo assorto

davanti a te, in ginocchio,

ha innamorato sguardo.

Il volto suo t’incanta.

Tu gli rapisci il cuore.

Per anni ancor ritorna

a te mattina e sera

e tutto ti confida.

accogli tu con gioia

l’ardente sua preghiera.

Profuma di tua grazia

l’adolescenza sua.

Per te certezza vede,

per te vittoria trova

nell’arduo suo cammino.

Tu gli ispirasti piena

l’offerta della vita

al Figlio tuo Gesù.

Fu sacerdote, Pio,

e sempre più t’amo.

E lui non t’ha lasciata.

E tu non l’hai lasciato.

Tu sei la Madonnella;

la dolce Mamma sua,

la Mamma del suo cuore.

( P. Guglielmo Alimonti, Pietrelcina non sei più piccola, p.145 )


” Diversa la luce dalle tenebre “

Dall’ Epistolario di Padre Pio:

” Stamane, dopo la Messa, mentre me ne stavo tutto rattristato pel cennato affare, in un subito sono stato preso da un violentissimo mal di capo che lì per lì mi è sembrato impossibile di poter seguitare il rendimento di grazie … Mi è apparso nostro Signore, il quale così mi ha parlato: – Figliuol mio, non lasciare di scrivere quello che odi oggi dalla mia bocca, perché tu non l’abbia a dimenticare. Io sono fedele, nessuna creatura si perderà senza saperlo. Molto diversa la luce dalle tenebre. L’anima a cui io soglio parlare l’attiro sempre a me; invece le arti del demonio tendono ad allontanarla da me. Io non ispiro mai all’ anima timori che l’allontanano da me; il demonio non mette mai nell’anima paure che la muovano a ravvicinarsi a me. I timori che l’anima sente in certi momenti della vita sull’eterna sua salute, se hanno per me autore si riconoscono dalla pace e serenità che lasciano nell’anima “. ( Ep. I, pp.381-382 )

” Fame di Gesù “

Al centro del suo cuore, c’è sempre Gesù eucaristico. ” Ciò che più ferisce, padre mio, è il pensiero di Gesù sacramentato. Il cuore si sente come attratto da una forza superiore, prima di unirsi a Lui la mattina in sacramento. Ho tale fame e sete prima di riceverLo, che poco manca che non muoia di affanno. Ed appunto perché non posso di non unirmi a Lui, alle volte colla febbre addosso sono costretto di andare a cibarmi delle sue carni “.  ( Ep. I, p.217 )

” La Vergine col Bambino “

” Domenica mattina, dopo la celebrazione della santa Messa, il mio spirito si è sentito in un subito trasportato da una forza superiore in una spaziosissima stanza tutta folgorante di luce vivissima. Su di un trono alto tempestato di gemme vidi assisa una signora di rara bellezza; questa era la Vergine Santissima, avendo in grembo il Bambino, il quale aveva un atteggiamento maestoso, un volto splendido e luminoso più del sole. Intorno una gran moltitudine di angioli sotto forme assai risplendenti “. ( Ep. I, p.388 )


– Chiesa S. Maria degli Angeli – Quadro olio su tela della pittrice Frjda Ciletti

” Tanto Bene ! “

” Nella recita dell’orazione domenicale, avanti che io pronunzio “libera nos a malo ” mi sento talmente compreso tutto nell’anima, che non ostante gli sforzi che mi fo per reprimere questi moti, l’anima si sente trasportata come fuori di un’altra regione a chiedere con grandissimo ardore al Padre celeste di essere liberata da ogni male, quale è la vita presente. Essa in un istante comprende di non poter trovare nessun lenimento ai suoi mali in questa vita lontana da un tanto Bene, quale è per lei il suo Diletto … Quest’impeto si produce in un istante, ed io non credo che si potrebbe vivere, se fosse protratto un po’ più a lungo “. ( Ep. I, p.419 )

” Cara Mammina “

” Questa cara Mammina seguita a prestarmi premurosamente le sue materne cure … Che cosa ho io fatto per aver meritato tanta squisitezza? … Eppure questa tenerissima Madre nella sua grande misericordia, sapienza e bontà ha voluto punirmi in un modo assai eccelso col versare nel mio cuore tali e tante grazie, che quando mi trovo alla presenza sua e a quella di Gesù sono costretto ad esclamare: – Dove sono, dove mi trovo? Chi è che mi sta vicino? -. Mi sento tutto bruciare senza fuoco; mi sento stretto e legato al Figlio per mezzo di questa Madre, senza neanche vedere le catene che tanto stretto mi tengono; mille fiamme mi consumano, sento di morire continuamente e pur sempre vivo “. ( Ep. I, pp.356-357 )

” Colloquio con Gesù “

” Mio carissimo padre, le fiamme del divino amore consumino in voi tutto ciò che non piace agli occhi del divino sposo: Gesù vi faccia santo. Così sia. Stamane è venuto Gesù ed avendogli chiesto cosa dovevo rispondere alle vostre interrogazioni, mi ha detto: ” Al padre tuo è accordato, in compenso delle sue fatiche sostenute per la mia gloria, il gaudio dello spirito …”. Come va poi, o padre, che quando sono con Gesù, non tutto ciò che ho intenzione e volontà risoluta di chiedergli mi si presenta sempre ? …

… Quando sono con Gesù mi avviene di dimandare a Gesù cose, le quali non ebbi mai in mente; di presentargli pure cioè delle persone che non solo ho avuto mai in mente, ma quello che più mi arreca meraviglia, è che tali persone non ebbi mai conosciuto e mai ne ho sentito parlare … Non mi consta che Gesù non mi abbia accordato, in favore di dette persone, quello che per esse dimando “. (Ep. I, pp.569-570 )

– Porta Madonnella -

Porta Madonnella

Nell’uscire dal Rione Castello, si passa sotto un antico arco: ” Porta Madonnella “. Sulla porta vi è un’edicola murata, composta di 30 formelle di maiolica con rappresentazioni sacre. Al centro, la Madonna Incoronata apparsa su di un albero ad un contadino con due buoi accanto; a destra della Madonna, un altro quadro raffigura Sant’Antonio da Padova, con il Bambino Gesù in braccio. A sinistra c’è l’Arcangelo Michele che schiaccia la testa del serpente. Si potrebbe anche chiamare ” Oratorio sotto il cielo “, poiché sappiamo da testimonianze sicure di contemporanei che proprio davanti a questo arco, Padre Pio passando per andare in chiesa nell’ora del vespro, si fermava con gli anziani e le vecchiette del rione a conversare e a prendere il fresco. C’è da imparare: ogni momento è buono per pregare. Nel mese di maggio insieme si recitava il rosario in onore della Madonnella, tanto amata e venerata.

– Rione Castello – Roccia ” La Morgia “

La Morgia

Oltrepassata la chiesa di Santa Maria degli Angeli, si imbocca la Via Professor Masone e si arriva nella vecchia Pietrelcina: Rione Castello. Case secolari costruite con calce magra e pietra grezza, poggiate sulla roccia, dal caratteristico colore scuro. La lapide è situata tra Via Morgione e Vico Storto Valle incastonata nella pietra chiamata per appunto ” La Morgia “. ” Salutatemi la Morgia “. Così diceva Padre Pio ai pietrelcinesi che si recavano a San Giovanni Rotondo per fargli visita.

” Dove di più si libera lo sguardo, spaziando

verso i campi in lontananza, s’impenna

alquanto il vicolo in salita, e puoi vedere a

destra quella  roccia che Padre Pio

chiamava la sua Morgia “.

( P. Guglielmo Alimonti, Pietrelcina non sei più piccola, p.217 )

- La Torretta -

La Torretta

Poco distante dalla casa natale di Padre Pio, sulla sommità dei resti dell’antico castello baronale, si trova la ” Toretta “. Una piccola stanza, costruita sulla roccia cui si accede con una ripida scalinata. Questa stanzetta accolse Padre Pio tra il 1909 e il 1912, anni difficili di malattia che lo tennero lontano dal convento, e durante i quali non potè essere accolto nella casa paterna. In quell’epoca, infatti, la regola dei Cappuccini era molto ferrea e ordinava ai frati che si allontanavano dal convento di spogliarsi degli abiti di San Francesco. Padre Pio vi dimorò da studente, allorché rientrò a Pietrelcina per motivi di salute, e da sacerdote ( 1909 – 1911 ). Qui studiava, pregava e riposava. Qui diede inizio al suo famoso ” Epistolario ” dal quale, come una mirabile autobiografia, conosciamo la sua meravigliosa vita spirituale costellata di sensazionali scontri col diavolo, e confortata, anche visibilmente, da Gesù, la Madonna, l’Angelo custode e san Francesco.

” E’ bello arrampicarsi su quei gradini

per sperare un dolcissimo spirituale abbraccio

di Padre Pio che fin lassù si rifugiava

a cercare il Signore “.

( P. Guglielmo Alimonti, Pietrelcina non sei più piccola, p.136 )


” I cosacci “

” Quei cosacci ultimamente, nel ricevere la vostra lettera, prima di aprirla mi dissero di strapparla ovvero l’avessi buttata nel fuoco. Se ciò facevo si sarebbero ritirati per sempre, e non mi avrebbero più molestato … Io me ne stetti muto, senza dar loro risposta alcuna, pur disprezzandoli in cuor mio … Mi si scagliarono addosso come tante tigri affamate, maledicendomi e minacciandomi che me lo avrebbero fatto pagare. Padre mio, hanno mantenuto la parola ! Da quel giorno mi hanno quotidianamente percosso “.  ( Ep. I, p.334 )



” La missione dell’ Angelo “

” I celesti personaggi non cessano di visitarmi e farmi pregustare l’ebbrezza dei beati. E se la missione del nostro angelo custode è grande, quella del mio è di certo più grande, dovendomi fare anche da maestro nella spiega di altre lingue “.  ( Ep. I, p.304 )

La cucina

Proseguendo lungo Vico Storto Valle, al n. 28 c’è una casa di due vani comunicanti tra loro per un gradino, che è di pochi centimetri più alto del livello stradale. Nella prima stanza, che funge da cucina, c’è un camino a sinistra di chi entra. E’ piccolo, senza cappa, con a lato una panchetta di legno fissa nel muro. La stanza riceve luce da una feritoia senza vetri e senza imposte, protetta da una grata a croce. Il pavimento è di lastre di pietra irregolari; il soffitto a due spioventi, sorretti da una robusta travatura di canne annerite dal tempo e dal fumo. Accanto a questo focolare, il piccolo Francesco in estasi contemplò la scena del Presepe.

” Francesco più non vede il focolare, ma solo

quel presepio di Betlemme. La Madonnina dice

dolcemente: – Francesco, bacia pure il mio

Bambino. Non vedi che ti guarda e tisorride? -

Francesco tutto timido s’accosta. Gesù gli

tende il viso e le braccine, gli dona con un

bacio il Paradiso.

Adesso tu sorridi, o Madonnina!

Francesco per il mondo è fatto annuncio “.

( P. Guglielmo Alimonti, Pietrelcina non sei più piccola, p.25 )

– La cucina esterno – interno

La seconda stanza è più piccola ed è illuminata da una finestrella che si affaccia su un vasto panorama in direzione di Piana Romana. In questa seconda stanzetta dormivano da ragazzi Francesco e i suoi fratelli. I pochi oggetti appesi ai muri della cucina e l’angustia dei locali fanno capire le condizioni sociali di una famiglia umile, onesta e laboriosa, allietata da sette figli. ” Nella mia famiglia – diceva Padre Pio – era difficile trovarci dieci lire, ma non mancava mai nulla “.


” Perché ti batti così ? ”

I muri della stanza da letto, lo videro battersi con una catena di ferro, il cui rumore richiamò talvolta l’attenzione della mamma. Questa, un giorno, gli chiese: ” Figlio mio, perché ti batti così ? La catena di ferro fa male! “. Ed il figlio: ” Mi devo battere come i giudei hanno battuto Gesù e Gli hanno fatto uscire il sangue sulle spalle “.

” A cinque anni “

Padre Agostino da San Marco in Lamis testimonia: ” A cinque anni cominciarono le estasi e le apparizioni celesti, quando Francesco ebbe il pensiero ed il sentimento di consacrarsi per sempre al Signore, e furono continue …  A cinque anni cominciarono pure le apparizioni diaboliche “. (P. Agostino, op. cit. p.58 )

Quando il bambino udiva bestemmiare, correva a nascondersi dietro la porta e piangeva per l’offesa fatta a Gesù. Qui è sbocciato e cresciuto il suo amore verso Gesù, il suo desiderio di stargli vicino il più possibile.

” Voglio andare in chiesa “

La sorella Grazia racconta che una sera Francesco, udendo il suono della campana, andò subito dalla nonna e le disse: ” Voglio i’ a la chiesa! “. ” Ma non hai ancora cenato “, gli dissero gli altri. ” E chi ci vuole pensare alla cena? – rispose Francesco – Aggia i’ cu la nonna a la chiesa “.      (Stefano Manelli,” Padre Pio”, ed. EMP, pp.19-20


” A scuola “

Il primo maestro di Francesco fu Domenico Tizzani. A parere di tale maestro, il ragazzo non sarebbe stato capace di fare altro che pascolare le pecore. Angelo Caccavo fu secondo maestro di Francesco. Alla sua scuola il ragazzo fece molto profitto. Un giorno, dei suoi coetanei decisero di fargli uno scherzo. Scrissero un biglietto ” amoroso ” ad una comune compagna di scuola, firmandolo col suo nome. Il biglietto poi fu passato furbescamente all’insegnante, che rimproverò con durezza Francesco. L’equivoco durò fino a quando il colpevole, per il rimorso, rivelò la verità. Ma perché egli non aveva protestato?

” La risposta fu stupenda: ” Io volevo fare

ammenda della colpa non commessa per

sottrarre gli altri ad essa “.

Tu sei già mallevadore! “.

( P. Guglielmo Alimonti, o.c. p. 51 )

” Papà emigrato “

Intanto, nella famiglia Forgione, le strettezze economiche diventano più dure. Francesco aveva manifestato il desiderio di farsi  “monaco da messa” e occorrevanol i soldi per i libri e gli insegnanti. Il papà decise di emigrare in America. Padre Pio ricordava con commozione questa generosità paterna. In una lettera al babbo, Francesco disse di un suo pellegrinaggio a Pompei e ne ebbe un rimprovero per i soldi spesi. Francesco s’immedesimò nell’animo di suo padre e gli chiese scusa: ” Circa la lagnanza fatta alla mamma per la mia andata a Pompei, avete mille ragioni, però dovete pensare che l’anno venturo, a Dio piacendo, finiranno tutte le feste ed i divertimenti per me, perchè abbandonerò questa vita per abbracciarne un’altra migliore … Per il fratello non abbiate alcun timore, perché fa il suo dovere … così pure le sorelle … Riguardo al terreno di Canino, sarete ubbidito. Il granone, come potete immaginare, è stato pochino per non aver avuto un po’ d’acqua in tempo … “.  ( Ep. IV, p.798 )

” Papà, non t’inquietare se ti dico che, messi

assieme i chicchi del granturco, abbiamo

empito appena quattrosacchi. La provvidenza

è sempre accanto a noi. Lo sai, c’è chi non ha

neppure questo! “.

( P. Guglielmo Alimonti, o.c. p. 77 )


La casa natale

Poco più avanti, in Vico Storto n. 32 c’è la casa paterna di Grazio Maria, consistente in un solo vano. Qui venne alla luce Padre Pio. E’ un fabbricato semplice, simile ad una ” casuccia da presepe “. La vecchia porta robusta ha un anello per maniglia, e in basso a destra la ” gattarola ” ( piccola apertura per il gatto ). Di fronte c’è la finestra. A destra di chi entra, vi è collocato un letto matrimoniale. C’era un antico cassone, più in là un tavolo quadrato con dei libri. Al muro è appesa una foro di Padre Pio, che una signorina di San Giovanni Rotondo inviò a mamma Giuseppa. Nella parete a capo del letto, quattro litografie di Madonne e di Santi e due Crocifissi. ( A sinistra dell’ingresso, c’era un altro cassone, che, con due sedie, completava l’arredamento di questa stanza dall’impiantito di mattoni e dal soffitto a graticci ). Accostata ad una parete, c’è una pietra; usata come guangiale da Padre Pio adolescente. Nel pavimento, vi è una botola che porta nel seminterrato, ricavato dalla roccia e illuminato da due finestrelle. Fungeva da stalla e da magazzino per i raccolti dell’annata. Vi si può accedere anche per una porta esterna.

– Casa natale di Padre Pio

– Vico Storto Valle – In questa stanza, il 25 maggio 1887 nacque Padre Pio

” Chi è nato? “

Mamma Giuseppa dice che il piccolo Francesco era un bimbo ” calmo e quieto “, però una notte, col suo pianto insistente, innervosì Grazio, tanto da farlo esclamare: ” Ma che mi fosse nato in casa il diavolo, invece di un cristiano !”. E, stizzito, lo rotola sul letto, mentre la moglie grida spaventata:   ” M’hai ammazzato il figlio !”. Da adulto, Padre Pio rivelerà che il demonio, in forme orrende, lo spaventava. Ma da quella notte non pianse più. Mamma Giuseppa aveva offerto a san Francesco il suo bambino, e questo rimase a lungo un suo “segreto “.


” Giocava con lui “

Gli interessi del piccolo Francesco prestp superarono le cose che attirano i fanciulli. Il suo destino era in alto ed i suoi giochi non potevano occupare che frammenti di tempo. Suo compagno abituale era l’Angelo Custode. Talvolta anche Gesù Bambino giocava con lui. La Madonna gli si mostrava con la naturalezza di una madre, tanto che il fanciullo pensava che fosse così per tutti. Già sacerdote, chiederà a P. Agostino: ” Ma lei non vede la Madonna ?”. ” No !”. ” Certamente dice così per santa umiltà “.

- Chiesa di S. Anna -

La Chiesa di S. Anna

La Chiesa di Sant’Anna è tanto vicina alla casa Forgione che forse udì i primi vagiti di Francesco. In essa fu battezzato …

” Nicolantonio Orlando è il sacerdote, che

compie il rito del battesimo. Il crocchio dei

parenti lo circonda. La frotta dei bambini

attende fuori, sperando la mangiata di confetti “.

( P. Guglielmo Alimonti, o.c. p. 9 )

Qui ricevette la Prima Comunione e la Cresima. Aveva cinque anni quando, davanti a questo altare, il Sacro Cuore di Gesù lo invitò ad accostarsi a Lui. Gli posò la mano sulla testa, manifestando di gradire l’offerta di sé e quella consacrazione che Francesco stava maturando in cuor suo. Qui, adolescente, si estasiava davanti a Gesù sacramentato. Spesso doveva aspettare fuori della porta, quando la sua sete di Dio lo spingeva qui ad ore insolite.

- Chiesa S. Anna – Fonte battesimale – il 26 maggio 1887 fu battezzato Padre Pio -

” Raggi di adolescenza “

Quando si trattava di difendere l’onore di Dio e la sua legge, niente poteva fermare Francesco. Una mattina di domenica, vede la figlia del sarto del paese seduta davanti alla porta di casa, mentre appunta con l’ago una striscia colorata alla veste. Francesco le fa notare con delicatezza che è domenica e non si deve lavorare. La ragazza continua imperterrita. Francesco …

” A pezzettini taglia quella fascia, e attende

molto calmo la reazione. Lo sguardo nello

sguardo, la fanciulla, mortificata, dice con

dolcezza: ” Francesco, mi perdoni il dispiacere ?”.

( P. Guglielmo Alimonti, o.c. p. 61 )



” Fuoco al pagliaccio “

C’era a Pietrelcina un’usanza di cui Francesco parla nei ” Componimenti scolastici “: l’ultima sera di carnevale, a mezzanotte, ” moltissimi giovani e ragazzi, al suono della campana che annunziava il principio della quaresima, armati di fiaccole accese, posero un pagliaccio dentro una bara … “. ( P. Pio, ” Componimenti Scolastici “, p.149 )

” Gli danno fuoco in tanti ed arde bara e morto,

intanto che la turba felice applaude e fischia.

Comincia la quaresima “.

( P. Guglielmo Alimonti, o. c. p. 59 )

” Novello sacerdote “

Per queste vie, il 10 agosto 1910, si svolse l’accoglienza festosa a Padre Pio, novello sacerdote.

” E’ tradizione antica del paese. Si dà convegno

il popolo devoto per festeggiar l’arrivo del levita.

L’odor del sacro crisma nelle mani;

di paradiso l’anima profuma.

Le inferriate basse dei balconi, di variopinte

stoffe son coperte. Sui davanzali spiccano bei

vasi. Le strette vie ricoprono festoni di profumati

petali e boccioli.

L’autorità precede il bel corteo, che lentamente

avanza verso il centro tra le preghiere e i canti

d’esultanza. La banda suona i pezzi più brillanti

ed ogni tanto scoppia qualche ” Evviva!”.

Commosso, Padre Pio cammina e prega.

Su doppiafila vanno i sacerdoti. A fianco a lui

ci sono i due più cari : Don Salvatore e il buon

Padre Agostino.

O Pietrelcina, rendi grazie al cielo!

Ma cosa fanno i piccoli balzando a modo di

cerbiatti fra la gente? La loro festa è correre veloci

laddove i pezzi cadono più fitti di quei

croccanti e dolci ” raffaioli “.

( P. Guglielmo Alimonti, o. c. p. 121 )


Dimora da sacerdote

Col gruzzolo guadagnato da Grazio Maria, emigrato nell’America del Nord, la famiglia Forgione comprò alcuni pezzi di terra e una casa più comoda, in Via S. Maria degli Angeli al n. 44. Questa venne definita la ” dimora da sacerdote ” di Padre Pio. Qui infatti trascorse la convalescenza, in attesa di poter tornare in convento. Il pianterreno è composto da due vani: uno fungeva da cucina e l’altro da dispensa e da magazzino sia per gli attrezzi agricoli, che per gli oggetti casalinghi, che vi si possono ammirare ancora oggi, disposti in bell’ordine.

” Il tutto è come pagina d’un libro, che non

potresti scriver con l’inchiostro, ma ti rimane

inciso dentro il cuore e ti ricorda braccia

muscolose, sudore e rughe, stenti e privazioni.

Se vuoi capire, leggi nelle cose …”.

( P. Guglielmo Alimonti, o. c. p. 139 )

- Casa Forgione in via S. Maria degli Angeli -  – Interno -

In questa casa si svolse la festa preparata da Mamma Peppa per il giorno in cui Padre Pio celebrò la prima Messa a Pietrelcina, il 14 agosto 1910.

” Ed or, Giuseppa, andiamo a desinare. Intorno

al desco siede tanta gente. Non devi chieder

nulla a questo figlio. E’ già mutata l’acqua

nel buon vino.

E’ trasformato in Cristo il figlio tuo “.

( P. Guglielmo Alimonti, o.c. p. 123 )

Una gradinata esterna conduce al piano superiore, composto da tre stanze, in cui Padre Pio pregava, studiava e scriveva. Anche queste stanze ricordano estasi e lotte diaboliche.

” Estasi “

Padre Agostino da San Marco in Lamis scrive: ” Nel 1912, assistendo io ad un’estasi, il Padre diceva: ” Signore, è salva l’anima del Padre Agostino da Monyaguto? … Sì, è in Purgatorio? Grazie, Gesù. Chiamala al più presto in Paradiso … “.  ( P. Agostino, op. cit., p. 272 )


” Ci sono gli Angeli “

Annota ancora Padre Agostino: ” Nel 1912, ritornando da Napoli ed arrivato a Benevento dopo la mezzanotte, andai a Pietrelcina. Era d’estate. Giunsi alla casa dove dormiva il Padre verso le tre. Trovai la porta aperta ed entrai. Il Padre era a letto ed era sveglio”. Domandai: ” Dormi con l’uscio aperto la notte?”. Mi rispose: ” Che paura? Ci sono gli Angeli custodi delle case. Dormo sempre con l’uscio aperto e non ho paura”.  ( P. Agostino, op. cit. , p. 272 )

Il 5 novembre 1912, Padre Pio scrive a Padre Agostino: ” Il dolcissimo Gesù mi ha fatto comprendere purtroppo tutto il significato di vittima. Bisogna … giungere al ” consummatum est ” ed all’ ” in manus tuas “. Non vi dico poi in che modo mi vanno percotendo quei disgraziati. Certe volte mi sento presso a morire. Sabato mi sembrò che mi volessero proprio finire, non sapevo più a qual santo votarmi; mi rivolgo al mio angelo e dopo d’essersi fatto aspettare per un pezzo, eccolo infine aleggiarmi intorno a con la sua angelica voce cantava inni alla divina Maestà “.  ( Ep. I, p. 311 )

Il 18 gennaio 1912: ” Barbablu ” non si vuole dare per vinto. Ha preso quasi tutte le forme. Da vari giorni in qua mi viene a visitare assieme con altri suoi satelliti armati di bastoni e di ordigni di ferro e quello che è peggio sotto le proprie forme. Chi sa quante volte mi ha gittato dal letto, trascinandomi per la stanza. Ma pazienza! Gesù, la Mammina, l’Angioletto, san Giuseppe ed il Padre san Francesco sono quasi sempre con me.  ( Ep. I, p. 252 )

” Versai del sangue “

Il 28 giugno dello stesso anno: ” L’altra notte la passai malissimo; quel cosaccio da verso le dieci, che mi misi a letto, fino alle cinque della mattina non fece altro che picchiarmi continuamente … Credevo proprio che fosse quella … l’ultima notte della mia esistenza; o, anche non morendo, perdere la ragione. Ma sia benedetto Gesù, che niente di ciò si avverò. Alle cinque del mattino, allorché quel cosaccio andò via, un freddo s’impossessò di tutta la mia persona da farmi tremare da capo a piedi, come una canna esposta ad un impetuosissimo vento. Durò un paio d’ore. Versai del sangue dalla bocca. Infine venne il Pargoletto Gesù “. ( Ep. I, p. 292 )

Il 13 febbraio 1913: ” Oramai sono ventidue giorni continui che Gesù permette a costoro di sfogare la loro ira su di me. Il mio corpo … è tutto ammaccato per le tante percosse … Più di una volta sono giunti a togliermi perfino la camicia e percuotermi in tale stato “.  ( Ep. I, pp. 338-339 )

” La salute “

Com’era il fisico di chi sosteneva lotte così aspre? Padre Pio scrive a Padre Benedetto il 14 marzo 1910: ” Ella brama poi sapere lo stato di mia salute; ecco a soddisfarla. Lo stomaco, grazie ne rendo al Cielo, è quasi da Natale che non rigetta più nulla, mentre per lo innanzi riteneva la sola semplice acqua. Anche le forze me le sento alquanto ritornate, tanto da poter camminare per un po’ senza tanto incomodo. Ma ciò che non vuol lasciarmi si è la febbre, che quasi tutti i giorni, verso sera, viene a farmi visita, seguita da copiosi sudori. La tosse poi ed i dolori del torace e della schiena sono quelli che più di ogni altra miseria mi martirizzano continuamente “. ( Ep. I, p. 180 )

” Dalla finestra “

Si sapeva che la vita di Padre Pio aveva qualcosa di diverso da quella di tutti i suoi concittadini, e ciascuno ne avrebbe voluto sapere di più. Alcuni suoi coetani passando per la strada, udirono rumore di ferraglie provenire dalla casa dove dimorava Padre Pio. Si arrampicarono per sbirciare dalla finestra … ” Amici – esclama quello – si tratta di catene battute sulle spalle. Francesco si flagella e vedo schizzar sangue! “.

– Verso Piana Romana: il celebre ” ponticello ” -

Ecco il bel torrente e il suo ponticello! I ciottoli si lavano. La terra beve. L’aria si refrigera. Gli animali e gli uccelli vengono a dissetarsi. I paesani fanno la sosta di riposo, come i carovanieri presso l’oasi. La vegetazione prospera e gli alberi, serrati e in fila, come sentinelle ordinate e attente, sono felici di serrarsi lungo il tuo corso per custodirti, come un bene prezioso. Fanno festa le foglie verdi d’estate, e quelle rosse e brunite dell’autunno inoltrato. Questa è la stradina che la famiglia Forgione percorreva per recarsi a Piana Romana.

– La Via del Rosario -

Felici, i tuoi figli e i tuoi devoti per l’avvenire, ricalcheranno le tue orme e reciteranno, come hai fatto tu, il Rosario alla Vergine Maria. Proprio per te questo sentiero sarà chiamato: ” La Via del Rosario “.

La Via del Rosario

Non sono più anziani pastori col gregge o vecchi contadini col mulo e l’asinello a percorrere questo sentiero campestre. Oggi si ode il passo di migliaia di pellegrini dalle voci commosse, che ripetono le lodi di Dio e le preci devote alla Vergine Maria. Sembra il sagrato di Massabielle e la Cova d’Iria. Questa terra s’aggiunge a Lourdes e a Fatima come luogo sacro a Maria. La via del rosario accoglie queste pie carovane dello spirito, che vengono da ogni parte del mondo per repsirare, libere e gioiose, il profumo di Padre Pio, seguendo le sue orme. A Betania intorno a Gesù la folla gridava ” Osanna al figlio di David “. Qui echeggia l’evviva alla Madre del Salvatore. E come prodegue all’infinito la preghiera dei pellegrini, così si immerge lontano nell’orizzonte pittorico la Via del Rosario.

- Piana Romana  ” La masseria ” -                          -  Piana Romana  -  Interno della ” masseria ” -

Piana Romana

I Forgione avevano dei campi a Piana Romana, a pochi chilometri da Pietrelcina. Qui in una masseria pavimentata di ciottoli, con muri e pietra grezza, oggi sono conservati ancora alcuni oggetti usati da loro.

” Pastorello”

Francesco, adolescente, veniva qui a pascolare il piccolo gregge di famiglia. Un suo compagno, Luigi Orlando, ricorda: ” Quando staba con noi, non pregava, non si notava in lui nulla di particolare; con noi era un ragazzo come tutti gli altri, di quelli educati e piuttosto riservati … “. Ubaldo Vecchiarini, altro pastorello suo compagno, dice di lui: ” Noi la sera andavamo a scuola. Durante la giornata, Francesco studiava e noi lo cimentavamo (molestavamo), buttando qualche zolletta di terra sul sillabariio o, da dietro, zitti zitti, gli rovesciavamo il cappelluccio sugli occhi. E lui pazientava, non reagiva, nè diceva parole scorrette. Però a scuola soltanto Francesco rispondeva alle interrogazioni del maestro … “.


” Cibo provvidenziale “

All’interno della masseria si conserva un letto. Adagiato lì, fu lasciato il piccolo Francesco solo con la febbre alta, perché i familiari dovevano andare a lavorare nei campi. Da diversi giorni aveva quella febbre e il medico aveva ordinato digiuno assoluto. Quando i suoi tornarono dai campi, lo trovarono sfebbrato e in piedi. Un miracolo? Provvidenziale un barattolo pieno di peperoni amari: erano finiti tutti nello stomaco del ragazzo, che non aveva resistito più al prolungato digiuno.

” La capannuccia “

Già sacerdote, dovendo protrarre il suo esilio a Pietrelcina, per motivi di salute, Padre Pio trascorreva la maggior parte del tempo a Piana Romana, dove i suoi parenti gli avevano costruito una capannuccia di paglia addossata al tronco di un olmo. Qui egli leggeva e pregava. Questa capannuccia fu testimone di fatti straordinari. Alcuni mesi dopo, confida a Padre Agostino: ” Dal giovedì sera fino al sabato, come anche il martedì, è una tragedia dolorosa per me. Il cuore, le mani ed i piedi sembrami che siano trapassati da una spada, tanto è il dolore che ne sento “. (Ep. I, p. 266)

” Fuoco nel cuore “

E’ un crescendo di fenomeni mistici sempre più aderenti alla passione di Gesù. Il 24 gennaio 1915 descrive a Padre Benedetto i primi accenni della trasverberazione, che riceverà a San Giovanni Rotondo il 5 agosto 1918: ” Tale è l’angoscia che provo, che non credo sia per riservarmene una maggiore nell’ora suprema della morte. Sembra come se tutte le ossa mi si scerpassero. Sento, senza vederlo con gli occhi del corpo, ma ben vedendolo io con quelli dello spirito, immergermi da costui ( un misterioso personaggio) a volta un coltello con una punta bene affilata e quasi gettando fuoco, attraverso il cuore che lo approfonda fino nelle viscere, indi a viva forza lo ritrae per poi di lì a poco ripetere l’operazione. Il tutto lascia, al moltiplicarsi di questi colpi, sempre maggiormente divampare l’anima di grandissimo amore di Dio. Il dolore intanto che producemi tal ferita, che da lui mi viene aperta, e la soavità che in pari tempo mi fa sentire, sono così vivi che adombrarli mi torna impossibile. Ma, padre mio, detto dolore, come detta soavità sono del tutto spirituali, sebbene sia pur vero che non lascino anche il corpo di parterciparvi, anche in alto grado “. ( Ep. I, p. 522)

- Piana Romana – Chiesetta di S. Francesco -

” La cappella, il pozzo, il ” seggiolone “, e l’olmo “

Dov’era l’olmo sotto il quale Padre Pio ricevette le stimmate – che rimasero invisibili fino al 1918 – ora sorge una cappella e all’interno vi sono custoditi i resti del famoso olmo. La cappella, costruita nel 1958, è dedicata a san Francesco e vi si accede per un viale alberato. C’è anche un pozzo, scavato da zì Grazio nel punto indicato dal suo piccolo Francesco, dopo che inutili tentativi avevano ridotta la sua speranza di trovare l’acqua.

– Piana Romana – il ” pozzo ” -

Quanti pozzi scavati dagli avi con tanta fatica! Non li distruggere, civiltà del terzo millennio. Conserva pura l’acqua. Qualcuno può aver bisogno di berne e anche di sedersi sul bordo per una sosta benefica. Poco lontano dalla cappella, ci sono due grosse pietre recintate da una rete metallica. Padre Pio le definiva: ” il mio seggiolone “, aggiungendo: ” Di là vedevo spuntare e calare il sole “.

– Piana Romana – Il ” seggiolone “

Seduto su questi macigni che egli chiama ” il seggiolone “, il giovane Padre Pio assapora la pace e la quiete della contrada di campagna. Prega, legge, studia accarezzato dai raggi del sole. C’è un aneddoto legato a questa sporgenza di roccia. Racconta Silvio Scocca, compare di Padre Pio: ” Quando Michele, il fratello di Padre Pio lasciò Pietrelcina per andare ad abitare a San Giovanni Rotondo, mi affidò l’incarico di curare il terreno della famiglia. Tempo dopo, vidi due grosse pietre che sporgevano dal terreno adiacente all’olmo ed il mio primo pensiero fu di portarmele davanti casa mia. Allora presi una catena massiccia e la legai attorno alla pietra più grossa. Poi, con il trattore, cercai di trainarla, ma la catena si spezzò e così decisi di lasciar perdere. Qualche mese dopo andai a trovare Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Fu cortese e gentile ma poi mi disse: ” Guagliò, statte a rrobba toia ” (Giovanotto, pensa alla roba tua, n.d.a.) e mi accennò ad un ” seggiolone “. Io gli risposi: ” Ma quale seggiolone?  Tutto quello che è rimasto dei mobili, non l’ho toccato. Sta tutto ammassato nella masseria “. Al che, Padre Pio mi rispose: “  ‘ U seggiolone so’ chelle prete che stanno vicino all’olmo ” ( Il seggiolone sono quelle pietre che stanno vicino all’Olmo, n.d.a. ). Allora capii che si riferiva alle due rocce che stanno vicino all’olmo.

– L’olmo della vita – Quadro del pittore Francesco Gentile di Penne -

” L’olmo della vita “

La vite feconda stringe in un abbraccio premuroso l’olmo inaridito. Non è lì per reggerlo. Ha ragione la fantasia cordiale del pittore di vedere le cose così. L’olmo, verde fu prezioso, perché con l’ombra delle abbondanti foglie riparava Padre Pio dalla calura estiva. Ora che s’è seccato potrebbe non avere più ragione di esistere? Oh! Quell’olmo quante preziose memorie evoca: le preghiere, i sospiri, le lacrime di un santo! Il fresco di quell’olmo gli consentiva di contemplare Dio sotto il cielo aperto tra l’armonia dei grilli, degli uccelli e delle cicale: La vite, sostegno dell’olmo, tiene in vita queste memorie e tante altre, che ognuno può immaginare.

Padre Pio ha detto:

” Di Pietrelcina io ricordo pietra per pietra “.

Ha anche detto: ” San Giovanni  l’ho valorizzata in vita, Pietrelcina la valorizzerò in morte …

A Pietrelcina c’è stato Gesù e tutto è avvenuto là “.

O figli di Pietrelcina, onorate Padre Pio. Per suo merito, sarà sempre abbondante la benedizione di Dio su di voi.

Preghiera

Umile ed amato Padre Pio

insegna anche a noi, ti preghiamo,

l’umiltà del cuore per essere annoverati

tra i piccoli del Vangelo ai quali il Padre ha promesso

di rivelare i misteri del suo Regno.

Aiutaci a pregare senza mai stancarci, certi

che Iddio conosce ciò di cui abbiamo bisogno,

prima ancora che lo domandiamo.

Ottienici uno sguardo di fede

capace di riconoscere prontamente

nei poveri e nei sofferenti il volto di Gesù.

Sostienici nell’ora del combattimento

e della prova e, se cadiamo,  fa’ che sperimentiamo

la gioia del sacramento del perdono.

Trasmettici la tenera devozione

verso Maria, madre di Gesù e nostra.

Accompagnaci nel pellegrinaggio terreno

verso la Patria beata,

dove speriamo di giungere anche noi

per contemplare in eterno

la Gloria del Padre,

del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Papa Giovanni Paolo II, 16 giugno 2003




















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